I regole del giuoco. Risultati analoghi seppe ottenere in proporzioni diverse Carlo Rosselli. Nell'altra chiave, Salvemini o Ernesto Rossi hanno inciso sulla nostra formazione politica proprio nella misura in cui si sono mantenuti fedeli ad una vocazione culturale estremamente rigorosa, senza rinunciare per questo alla milizia politica, dall'esilio alla cospirazione attiva, fino all'avventura rocambolesca. Ci sembra abbastanza chiaro. Dove, invece, ci tenta un ragionamento più problematico è nello_spinoso campo delle responsabilita individuali. Qui, per tornare al punto di partenza, Chiaromonte e Piovene si pongono in una situazione reciprocamente contradittoria sulla quale vogliamo insistere proprio per arrivare al punto che ci interessa. L'uno spiega la sconfitta dei « clercs » come l'effetto della loro subordinazione alle direttive degli uomini politici e dei partiti; l'altro, lo scrittore veneto, lamenta una specie di ritirata collettiva del fronte artistico rispetto alla situazione di cinque o dieci anni fa e la spiega con grande finezza, riconoscendo come « tanti anni di tormenti, di ,agitazioni non risolte e con la triste prospettiva di non finire mai, dovevano generare un'universale stanchezza >> di cui « il poeta » sarebbe vittima alla stessa stregua della << maggioranza>> ridotta, ormai, « al piu qualu1fque degli istinti, quello di conservazione ». Per Piovene, insomma, la frattura tra intellettuali e politici militanti - che si è indiscutibilmente registrata nel biennio 1956-58,rappresenterebbe un dato negativo per i primi e non per i secondi. Non una « rottura di inerzia», come dice Chiaromonte, ma viceversa una manifestazione di smarrimento, di sfiducia nelle idee e nell'idealismo: << Vada all'inferno la politica, badiamo ai fatti nostri ». Lo scrittore della Nuova Stampa è talmente fermo in questa analisi del fenomeno da giungere a scrivere: « Perfino il vistoso declino e l'isolamento in cui abbiamo veduto cadere il partito comunista in Francia ... appena un'altra soluzione si è presentata alla folla degli scontenti, è un segno del prevalere del qualunquismo, indipendentemente dal giudizio, favorevole o sfavorevole, che noi diamo di quel declino »... È vero che, subito dopo, aggiunse: << Sebbene, nei nostri paesi, non . è certo mancato un qualunquismo di sinistra, ed in modo speciale un qualunquismo comunista ... che ha avuto come specchio certa letteratura, libraria e cinematografica, che proprio l'estrema _sinistra ha voluto spingere avanti: di spirito dialettale, di un sentimentalismo lacrimogeno e nausea- . [23] ·Biblioteca Gino Bianco I
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