Nord e Sud - anno VI - n. 51 - febbraio 1959

lutivi, continui, metodici, i quali non possono consistere in tentativi sporadici che sarebbero destinati a sicuro insuccesso. Nè è da parlarsi di colture industriali, per la scarsità di risorse idriche, e per le caratteristiche morfo-pedologiche. Resta dunque da vedere se non sia possibile dare un deciso colpo di timone all'economia agricola, previo l'adattamento ambientale. Il dosso dei monti, spoglio di boschi e di pascoli, è - dicevamo - per la più parte brullo a causa delle prof onde erosioni determinate dalle piogge violente e disordinate: purtroppo, questa situazio11e non accenna a migliorare, chè malgrado gli sforzi del corpo forestale il disordine idrico provoca continue e crescenti in1poverimenti del già scarso· humus <lei declivi. Bisogna quindi procedere ad una regimazione delle acque di .superficie, mediante fosse di guardia o più genericamente sistemazioni intese a trattc11ere il piu possibile di acqua, perchè non scenda al piano portando seco terra semi, radici. In secondo luogo, consolidato così il terreno (ed è impresa che i tec- ·nici ritengono fattibile e non eccessivamente costosa) è da optare deci- .samente per l'abbandono, almeno su di u11a parte del suolo, della coltivazione del frumento, che - secondo il Prof. Gasperini ed altri esperti ( 6 ) - è sinonimo di magrezza del suolo la quale può essere corretta da una razionale e generosa distribuzione di azoto, tanto più capace di produrre <JUivirisultati impensati perchè si tratta di terreni nei quali praticamente mai è stato fatto qualche cosa di veramente organico. Questo, e la scelta intelligente delle sementi, dovrebbe consentire risultati largamente sod- .disfacenti. Ma la vera <<rivoluzione», se così può chiamarsi, deve consistere nell'in- .cremento delle colture foraggere, anche perchè al di sopra di una certa altitudine quella del grano non costituisce più t1na coltivazione conveniente. -Come è stato osservato, il .problema foraggero è il più importante della :montagna meridionale: da esso, in misura assai maggiore che non dalla ,granicoltura, dipendono le sorti di centinaia di paesi e di qualche .milione di abitanti. Via libera quindi ai prati artificiali, da trasformare gradata- . me~te in prati-pascolo, oltre al prato in alternanza col seminativo, ;per puntare sull'allevamento di bovini, suini e soprattutto ovini e caprini.' Oggi ( 6 ) Atti del II Convegno, cit. [109] Biblioteca Gino • 1anco

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