Nord e Sud - anno V - n. 49 - dicembre 1958

I \ • Rivista mensile diretta da Francesco Compagna ANNO V * NUMERO 49 * DICEMBRE 1958 J Biblioteca ino Bianco . .

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... r I .Rivista mensile diretta da Francesco Compagna ... ' "' . Biblioteca Gino Bianco

., SOMMARIO Manlio Rossi Daria Giuseppe Ciranna N.d.R. Fausto Nicolini Michele Prisco Mario Pomilio Angiolo Bandinelli Antonio Palermo E·ditoriale [3] Lo sviluppo del Mezzogiorno e i· problemi dell'educazione [ 6] «Apertura» o <<alternativa» [20] GIORNALE A PIÙ VOCI Nelle sabbie mobili [35] I premt dei Lincei [ 37] Gli scrittori e i giornali [39] Gli scrittorie i nuovi mezzi d'espressione [ 44] . Il padiglione italiano a Bruxelles [ 47] Il « Piccolo Teatro>>di Napoli [50] MIGRAZIONIE INSEDIAMENTI NELL'ITALIA MERIDIONALE Giuseppe Galasso II. - Il movimento demografico e migratorio del Meridione dal 1951al 1957 [53] DOCUMENTIE INCHIESTE Aloisio Re11di Carbone tedesco e minatori italiani [96] Ferdinando Isabella Urbanisticae amministrazione aNapoli [106} LETTERE AL DIRETTORE Aldo Ramadoro Marcello Fabbri La città in campagna [117] Vittorio de Caprariis Antonio Marando Una copia L. 300 • Estero L. 360 Abbonamenti• Italia annuale L. 3.300 semestrale L. 1.700 Estero annuale L. 4.000 semestrale L. 2.200 Effettuare i versamenti 101 C.C.P. n. 3 / 34552 intestato a Arnoldo Mondadori Editore • Milano Biblioteca Gino Bianco RECENSIONI Heinrich von Treitschke [123] Le memorie del vecchio maresciallo [126] DIREZIONE E REDAZIONE: Napoli - Via Carducci, 19 - Telefono 392.918 DISTRIBUZIONE E ABBONAMENTI Amministrazione Rivista Nord e Sud Milano - Via Bianca di Savoia, 20 Tel. 85.l 1.40 I

-Editoriale Ci sono molte ragioni per temere che la politica europeistica sia entrata in una fase involutiva, che le vecchie divinità dell'Europa dell' entre deux guerres stiano per riacquistare tutto il loro credito. E tuttavia, il fatto che, ad onta delle divergenze particolari e tradizionali tra Francia e Germania o tra Francia e Italia, sia prevalso un riflesso comune di difesa innanzi al tentativo inglese di rendere praticamente inoperante il MEC, prova che il processo d'integrazione non è solo un fatto economico, ma comincia ad esisterecome dato permanente della coscienza politica in Europa. È pertanto doloroso che proprio in questo momento il nostro Ministero degli Esteri abbia creato un'inutile e gratuita frizione con la Francia e abbia ingenerato una atmosfera di sospetto su tutta la politica estera italiana. L'ampiezza dell'ultimo movimento diplomatico e il modo con cui esso è stato ideato e condottoi • a termine hanno dato luogo alle difficoltà che si sono dette: ma sarebbe erroneo dimenticare che i sospetti sono potuti nascere perchè prima del 'colpo di stato' a Palazzo Chigi v'erano stati altri fatti e molti discorsi che, appunto, avevano fatto temere chissà quali mutamenti negN orientamenti del nostro paese. È probabile che l'on. Fanfani non avess~ affatto l'intenzione di suscitare ,:z vespaio che ha suscitato, tanto più che l'atteggiamento a Parigi, in sede di discussione dell'area di libero scambio, de! Ministro del Commercio con l'Estero, è stato di un europeismo esemplare: ma in politica, a volte, le azioni contano per sè, fuori delle intenzioni di coloro che le compiono; e l'intelligenza del politico sta appunto nel valutare tutte le conseguenze possibili. Il movimento diplomatico di novembre preoccupa, in primo luogo) coloro che sono solleciti di una buona amministrazione della cosa pubblica. Nessuno negherà mai il diritto ad un ministro in carica di scegliere · [3] Biblioteca Gino • 1anco ,

da sè i suoi più vict4ni è(}Uaboratori, e di sceglierli tali che egli possa avere in essi piena fiducia: ma v'è un limite che non si pitò varcare da chi non voglia violare i criteri della buona amministrazione e soprattutto da chi voglia tenere ben marcato i'l confine tra politica e amministrazione. Possiamo concedere che sia vero ciò che è stato detto da più parti, che cioè l'on. Fanfani si poneva su una strada su cui gli altri l'avevano preceduto, che a Palazzo Chig,f v'erano troppe fazioni, che era assurdo che di funzionari diplomatici si potesse dire che erano i «fedeli» di ·questo o di quel- /' uomo politico e che, pertanto, vi fosse la necessità di ridare alle cose le loro naturcili dimensioni e spazzar via l'atmosfera di intrigo e le risse tra le varie coteries. Quello che non si può concedere è, però, che si possa spo-- liticizzare un'amministrazione e sanarla col criterio che ha voluto seguire . l'attuale Ministro degli Esteri, e c,ioè politicizzandola ancora di più e dando l'impressione della sopraffazione. E meno ancora si può co·ncedere che sia, criterio di buona amministrazione richiamare in quindici giorni un ambasciatore a .Parigi o decapitare l'intera direzione generale degli affari, economici. Non vogliamo raccogliere nessuno dei vari pettegolezzi che son circolati all'indomani della piccola rivoluzione e vogliamo credere alle buone intenzioni di tutti, da quelle del!' on. Fanfani a quelle dell'ultimo dei numerosi membri dei suoi ga.binetti e delle sue segreterie: resta il fatto che a questo modo non si amministra e non si governa uno stato ma si mandano· a rotoli le strutture del paese. E v'è, finalmente, l'aspetto politico del problema: vi sono coloro che hanno affermato che il Ministro degli Esteri abbia voluto come segretario generale solo un eccellente amministratore, che non si permettesse di avere idee politiche, e che il vero fine del mutamento diplomatico sia stato di spezzare una eventuale resistenza alle direttive del responsabile politico del ministero. In tal caso converrebbe ammettere che i sospetti manifestati dalla stampa francese e da circoli ufficiosi di Parigi sono fondati. E su questo punto noi non abbiamo che da ripetere quel che abbiamo già detto molte volte e che anche l'evoluzione degli avvenimenti i1iternazionali suggerisce: che, cioè, giova essere prudenti, assai prudenti, nell'imbarcarsi in nuove politiche mediterranee. Oggi la situazione del Medio Oriente è tutt'altro che chiara: l'lrak sembra deciso a sfuggire al controllo egiziano; il Sudan dà inizio ad una sua propria avventura; la Tunisia rompe bruscamente i [4] Biblioteca Gino Bianco

rapporti con l'Egitto e denuncia l'imperialismo aggressivo de.gli attuali dì.. ' ' rigenti egiziani. In questo contesto non solo il viaggo al Cairo appare ·una impresa assurda e senza giustificazione ciicuna, ma.anche tutta la cosiddetta politica di allargamento del prestigio atlantico ed europeo tra i paesi arabi a mezzo dell'Italia appare sempre di più una triste avvent14:ra. Non è vero, infatti, ché i sentimenti dell'on. Fanfani sono tiepidi nei confronti della politica atlantica: su questo punto ha ragione Zellerbach e ha torto Sulzberger. Quest'ultimo, nel discusso articolo apparso ne,l mese scorso sul New York Times, sembrava temere che la politica estera ita- . liana potesse subire una deviazione neutralistica: è un timore infondato se per deviazione neutralistica s'intende un a/,lineamento di Palazzo Chig~ su tesi tipo Kennan o tipo Bevan. C'è piuttosto il pericolo di una devia- . zione nazionalistica della politica estera italiana, perchè nazionalistica, e geopolitica, è l'interpretazione che l'on Fanfani insiste a voler dare della presenza italiana nella alleanza atlantica, nutrendo la pericolosa illusione che una politica di iniziativa italiana nel Mediterraneo possa semjJre e comunque conciliarsi con una politica coerente e attivamente atlantica ed europeistica. E si deve pure dire che più di una volta autorevoli ambienti politici di oltreatlantico hanno dal canto loro avallato questa illusione del- !' on. Fanfani, incoraggiandolo a perseguire la velleitaria e confusionaria politica di iniziativa mediterranea. Pericolo di deviazione nazz·onalistica, dunque, non neutralistica; e perciò la politica estera dell' on. Fanfani non· merita nè le lodi di Zellerbach nè le critiche di Sulzberger. È impossibile, nell'attuale congiuntura internazionale, proclamarsi atlantico ed eupopeista e, insieme, cavalcare la tigre della politica mediterranea. V'è sempre nelle cose politiche una scala di priorità e la necessità di una scelta: qui la legge di Gresham deve funzionare alla rovescia, la moneta europeista dev~ scacciare quella mediorientale. Questo è il prezzo da pagare per una coerente e responsabile politica estera italiana. [5) Biblioteca Gino Bianco • I r

Lo sviluppo del Mezzogiorno e i problemi dell' educazione di Manlio Rossi Doria .. 'L'impegno che qui ci proponiamo non è quello di illustrare i dati e gli aspetti dello sviluppo economico del Mezzogiorno negli ultimi anni, bensì l'altro di presentare alcune considerazioni sulle caratteristiche di questo sviluppo e ·sulle condizioni per una sua continuazione, cercando di vedere quali conseguenze sia le une che le altre abbiano nei riguardi dei problemi educativi nel Mezzogiorno. 1. Le caratteristiche dello sviluppo economico. - L'esame dei dati e delle situazioni reali porta a concludere che il Mezzogiorno non si è mai tanto rapidamente trasformato quanto negli ultimi quindici anni e che il mutamento economico, sociale, psicologico in corso è tale da non potersene prevedere l'arresto a data vicina. Dal punto di vista economico questo mutamento risulta determinato: 1) da una notevole ripresa delle attività agricole; 2) da uno sviluppo di maggiori proporzioni delle attività extraagricole; • È questo - rivisto e arricchito dall'Autore - il testo inedito della relazione di Manlio Rossi Doria al IV Congresso Nazionale di Pedagogia, tenutosi a Lecce dal 20 al 23 ottobre. Al termine dei suoi lavori il Congresso ha approvato all'unanimità una importante mozione presentata da Giovanni Calò, Giuseppe Isnardi, Lamberto Borghi, Vittore Fiore, Ton1maso Salvemini, Cesare Ravelli. Siamo lieti di poter pubblicare qui di seguito anche il testo di questa mozione, sul quale richiamiamo - dopo il Congresso del Mulino suila scuola e mentre fervono le discussioni sul piano scolastico del Governo - l'attenzione di tutti i nostri lettori (n.d.r.). [6] Biblioteca Gino Bianco

3) dal conseguente formarsi di un rapporto diverso da quello passato tra i due gruppi di attività o - come comunemente si dice - tra . ' campagne e c1tta; 4) dal conseguente discreto aumento del reddito sia complessivo che medio per abitante. Questi fenomeni assuffi:ono particolare risalto e conferiscono caratteristiche di particolare dinamicità alle situazioni del Mezzogiorno, perchè seguono un lungo periodo di sostanziale ristagno economico e di immobil1ismo sociale e perchè lo sviluppo stesso, con le sue diseguaglianze, provoca molteplici e profondi squilibri.· Le caratteristiche fondamentali del recente sviluppo, infatti, sono date: 1) dalla sua diseguale distribuzione nello spazio, per cui, attraverso a tutte le posizioni intermedie, accanto a centri e zone in rapido cambiamento, ne sussistono altre sostanzialmente ferme o in regresso; 2) da una più accentuata diseguaglianza nella distribuzione dei redditi individuali che lo sviluppo determina, per cui in ogni comunità le distanze tra gruppi e gruppi sociali, anzichè ridursi, tendono almeno temporaneamente ad accentuarsi; 3) da un conseguente notevole acceleramento della cosidetta mobilità sociale, nel doppio senso di più intensi movimenti di popolazione da luogo a luogo e di un più rapido passaggio di individui o gruppi dall'uno all'altro stato sociale. Queste caratteristiche - ·il cui risalto è maggiore, c~fue si è detto, sullo sfondo del precedente ristagno e immobilismo - appaiono tali da doversi mantenere e accentuare nel prossimo futuro e quindi tali da dover . . essere prese in attenta considerazione non solo dal punto di vista economico, come si è fatto da parte di molti in questi anni, ma da quello umano, civile e quindi educativo, come troppo scarsamente si è fatto finora. 2. La fine dell'immobilismo. - Il corrente giudizio sulla passata immobilità economica, sociale e politica del Mezzogiorno è valido a patto di essere esattamente definito. È certo, infatti, che, considerando l'evoluzione dell'ultimo secolo e mezzo, nel Mezzogiorno si sono verificati: un notevole progresso agri- [7] Biblioteca Gino Bianco

colo, una prof onda trasformazione della società agricola e un imponente . . . movimento en11grator10. . 11 progresso agricolo, disegualmente distribuito nel lungo periodo indicato e non accompagnato da un parallelo sviluppo industriale, ha consentito di vivere - _meglio e non peggio di prima, anche se a livelli assai bassi - a una popolazione, che nello spazio di un secolo e mezzo si è, malgrado la emigrazione, quasi triplicata. La società agricola, a sua volta - se anche ha conservato parecchi aspetti dell'antica precarietà e dipendenza nelle relazioni sociali e contrattuali - si è sempre più largamente trasformata in una società contadina con prevalenza di piccoli produttori indipendenti. I movimenti migratori - iniziati con l'epoca del1 la grande emigrazione transoceanica e continuati in epoca più recente· con le modeste e oscure correnti verso il Nord e i paesi europei - trasferendo dal Mezzogiorno in altri paesi o regioni, nei sessant'anni tra il 1871 e la seconda guerra mondiale, oltre 3 milioni e mezzo di meridionali, hanno, da un lato, alleggerito un drammatico squilibrio e operato, dall'altro, molteplici,. anche se oscuri e modesti mutamenti. interni nella società meridionale. Se, per effetto di questi processi, quindi, il passato immobilismo meridionale appare per lo meno relativo, e deve essere giudicato diversamente da come comunemente si fa, è certo anche che nessuno di quei processi è stato di natura e di intensità tale da modificare nel tempo il carattere fondamentale della società meridionale. Questa, infatti, sino alla seconda guerra mondiale, è rimasta una societa prevalentemente agricola, dominata dai contrasti e dalle lentezze di una struttura fondiaria a prevalente proprietà redditiera, •caratterizzata da una corrispondente_ persistenza di rapporti po!:itici, consuetudini civili, abiti psicologici, indirizzi culturali di tipo tradizionale, che il mancato sviluppo industriale e la stessa deficienza delle attrezzature economiche e civili tendevano a conservare sostanzialmente immutati nel tempo. Orbene, questa situazione, il ,cui progressivo logoramento era già evidente in passato, si è rotta pal:esemente e, a giudizio unanime, definitivamente negli anni seguiti alla fine della seconda guerra mondiale e la sua liquidazione procede con ritmo ogni giorno più rapido. Le conseguenze di questa rottura e liquidazione dell'immobilità passata [8] Biblioteca Gino

' appaiono, in campo educativo, almeno due ed entrambe della massima importanza. 1 Gran parte deLsistema educa~ivo esistente, essendosi formato in passato, risult.a, per così dire, modellato sulle situazioni della passata irrµnobilità ed '- in particolare sulla struttura dei rapporti sociali propri della vecchia società agricola meridionale. Come tale esso appare, perciò, ogni ·giorno meno. adatto a una situazione e a una struttura sociale che stanno diventando profondamente diverse. Il processo di trasformazione in corso, d'altra parte, sconvolgendo e ·distruggendo il sistema dei valori culturali e dei caratteri e rapporti psicologici tradizionali (in particolare i valori· e caratteri della cosidetta « civiltà contadina »), rende e renderà seffipre più difficile di ancorare i processi educativi· alle tradizioni locali e alle concezioni del passato. Sia l'una che l'altra constatazione o•bbligano, pertanto, a una profonda* revisione sia degli ordinamenti scolastici che dei metodi educativi. , 3. La localizzazione ·dello sviluppo agr1:coloe industriale. - La constatazione di quel che è avve11utoe la ragionata previsione di quel 1 che ayverrà portano a concludere che lo sviluppo economico del Mezzogiorno - come quello di qualsiasi altra regione - risulterà concentrato in determinati luo- • ghi e porterà non a diminuire, ma ad accrescere le diseguaglianze nella distribuzione geografica delle attività economiche e della formazione deL reddito. La estesa politica d'intervento dello Stato nel Mezzogiorno negli ultimi anni ha fatto indubbiamente sentire un poco dovunque i sùoi effetti e altri processi lo potranno ugualmente in avvenire. Ma - a parte il fatto che anche questi effetti diffusi tendono a loca~izzarsi nei centri urbani, nei quali si concentrano in gran parte le attività commerciali, i servizi e g_liuffici - i limiti di questa azione diffusa dello sviluppo economico· sono e saranno • • sempre r1strett1. ... Gli sviluppi industriali, per loro natura, tendono a localizzarsi in pochi luoghi, ove trovano condizioni adatte. La po:itica di industrializzazione del Mezzogiorno dovrà tendere,_augurabilmente, ad accentuare questa tenden- . za, mirando, come si è fatto ir1 altri pa~si, alla creazione di poche ma ben provvedute zone industriali. 'I [9] Bi lioteca Gino Bianco J

. Analogamente g·li sviluppi agricoli potranno solo aversi nelle zone di alta suscettività naturale e in quelle direttamente interessate alla irrigazione, ossia in territori anch'essi ristretti e ben circoscritti, che in parte già sono e diverranno sede degli stessi sviluppi industriali. Per contro l'avvenire di quasi tutte le zone interne con terre povere e clima difficile, oggi densamente popolate da comunità contadine misere, è legato a processi di spopolamento e alla ricostituzione di ordinamenti meno attivi e più estensivi degli attuali. Anche per le campagne, perciò, si a·ccentuerà il fenomeno della localizzazione dello sviluppo economico e, accanto alla creazione di zone nuove ad elevata intensità colturale (especiaimente zone irrigue) e all'ulteriore progresso di alcune zone intensive vecchie (specialmente interessate alle colture arboree), si avrà un progressivo abbandono delle zone montane e interne povere e un consolidamento a livelli demografici più bassi degli attuali di zone di media -produttività (specialmente interessate all'agricoltura promiscua). Questa realistica previsione del futuro sviluppo economico del Mezzogiorno deve essere tenuta in ogni momento presente, non so 1 0 da parte di coloro cui spetta la responsabilità della politica economica e degli interventi pubblici, ma anche da parte di chi ha la responsabilità della politica scolastica e dei' processi educativi. -Di quest'ordine di cose bisogna, infatti, tener conto almeno in un doppio senso ai fini educativi: nel prevedere, cioè, gli effetti di questi opposti processi di progressivo addensame11to e di progressivo spopolamento sul normale funzionamento delle scuole e nell'adattare le scuole dei diversi ordini alle nuove situazioni e alle nuove necessità edu- ·cative, che quegli opposti movimenti di popolazione e le trasformazioni economiche connesse provocheranno nelle diverse zone. La diversa problematica che verrà a dominare la vita quotidiana e l'avvenire delle popolazioni nelle comunità con diverso destino non po~rà non riflettersi in una specificaproblematica della scuola. Un semp'ice elenco delle diverse situazioni che tendono a crearsi - espansione e industrializzazione di vecchi centri urbani, creazione di nuovi centri esc~usivamente indu- ·striali, creazione di nuovi centri agricolo-industriali, trasformazione di zone agricole ad intenso sviluppo, riordinamento di zone agricole limitata1nente migliorabili, crisi e successivo assestamento di zone agricole povere a neces- [10] Biblioteca Gino Bianco

saria intensa emigrazione - mostra come, in sostituzione di una politica scolastica indifferenziata, occorra svilupparne una con precise differenziazioni; e mostra altresì come gli stessi metodi educativi abbiano bisogno di adattarsi alle diverse situazioni per non restare estranei alla realtà e alla problematica delle popolazioni. 4. L'emigrazione, aspetto centrale dello sviluppo del Mezzogiorno. - Da quattro a cinque milioni di meridionali (ossia un quarto della popolazione totale) vivono nelle zone agricole povere nelle quali una, sostanziale riduzione delle densità degli insediamenti costituisce la inevitabile prospettiva e la condizione stessa per la ricostituzione di un nuovo tollerabile equilibrio tra risorse e popolazione. Una parte non precisabile del~a popolazione agricola nelle stesse zone ad agricoltura intensiva suscettibili di sviluppo è anche in esuberanza rispetto agli attuali e ancor più ai futuri fabbisogni di mano d'opera in agricoltura. Il trasferimento dall'una all'altra attività e dall'uno all'altro luogo è, pertanto, un fenomeno che nei prossimi decenni interesserà oltre tre milioni di meridionali (ossia poco meno di due milioni di uomini in età da lavoro). E questo senza tener conto degli incrementi naturali di popolazione cl1e nelle zone agricole ora indicate sono più co- .spicui che nelle altre. .. Per quanto ottimisti s1 possa essere nei riguardi della industrializzazione I • meridionale, è probabile che solo una parte di queste eccedenze agricole possa trovare impiego adeguato nei nuovi centri agr1coli e industriali e in genere nelle attività non agricole che si svilupperanno nel Mezzogiorno. Per un'altra parte l'emigrazione verso altre regioni d'Italia e verso l'estero rappresenterà l'unica via per sottrarsi ad un destino di sottoccupazione e di - redditi trop,po bassi. Le prospettive di assorbimento, a differenza di altri tempi, appaiono oggi buone sia su s1cala nazionale che su scala europea:, purchè coloro che emigrano siano in grado di superare rapidamente il dislivello tra la loro capacità tecnica e cµlturale attuale e quella che è loro richiesta nelle attività e nei paesi verso i quali possono trasferirsi. L'emigrazione, intesa nel più largo senso, di trasferimento da attività ~gricole a non agrico~e e da un luogo a un altro, rappresenterà, perciò, un aspetto centrale dello sviluppo eco1:1omicoe civile del Mezzogiorno. L' emigrazione costituirà, qui11di,ùn problema centrale anche in campo educativo, - e in un triplice senso. · (11 l Bi lioteca Gino Bianco

Essa farà sentire, nei luoghi di emigrazione, una diretta influenza sul 11ormale funzionamento delle scuole. Le scuole (sia per ragazzi che per adulti) dovranno porsi direttamente, e risolvere, i vari pr~blemi della preparazione dei cittadini alli'emigrazione. Le scuole, infine, pur aiutando la formazione e quindi l'esodo degli emigranti, dovranno an~he costituire, nelle ,comunità rurali, uno dei centri attorno ai quali le comt1nità stesse possa110 riorganizzarsi, impedendo che l'emigrazione si spinga o~tre i limiti del conveniente e porti al totale abbandono di luoghi pur s1:1scettibilidi insediamento per popolazioni meno dense delle attuali. Basta, anche in questo caso, elencare situazioni e problemi per lasciare · intendere quanto paziente lavoro di studio e di adattamento si prospetti per l'avvenire in campo educativo. 5. La, diseguale·distribuzione dei redditi e le sue conseguenze. - Pri1na di passare a considerare l'ultimo essenziale gruppo di problemi che lo sviluppo econo,mico pone alla scuola nel Mezzogiorno in relazione alle esi-- genze tecniche, organizzative e umane dello sviluppo stesso, è bene considerare un aspetto della sitl1azione attuale e dell'immediato avvenire i cui effetti già si fanno e più si faranno sentire sul funzionamento di ogni ordine di scuole. Se, come risultato finale dei processi ora iniziati, si creeranno nel Mezzogiorno - come in tt1tt~ le società industriali evolute - nuovi equilibri e una più uniforme distribuzione dei redditi attorno a livelli notevo~mente più elevati degli attuali, nella fase di transizione in ,cui siamo e a lungo resteremo, la situazione al riguardo· sarà molto diversa da quella finale. Partendo, infatti, da una situazione iniziale di profonde sperequazioni nella distribuzione dei redditi, queste in un primo tempo, proprio per effetto del diseguale sviluppo economico, tenderanno ad accentuarsi, anzichè a ridursi, come già oggi è dato constatare. t Questo fatto può arrecare, come sta già arrecando, un profondo turbamento nel funzionamento delle scuole, sia col determinare una minore omogeneità nei caratteri della popolazione degli alunni (in funzione della qual 1 e almeno in parte va spiegata 'la crescente affluenza alle scuole private, con le note conseguenze negative sulla coesione civile delle popolazioni) sia [12] Biblioteca Gino Bianco 'I

col confondere le linee e i criteri di reclutamento e di selezione per le scuole di grado medio e superiore. In una società, come quella meridionale, nella quale la divisione tra le c~assisociali ha sempre rappresentato un fattore di minore effi,cienzaper il sistema scolastico e l'accesso alle scuole medie e superiori è rimasto a , lungo privilegio esclusivo delle classi medie, questo disordinato rimescolamento nella distribuzione dei redditi può arrecare nuovi danni e nuove inconsistenti divisioni, a meno che la politica scolastica, facendo efficacemente .funzionare un largo sistema di assistenza finanziaria ai più meritevoli, e con altri procedimenti, non sia in grado di correggere le tendenze che spontaneamente si determinerebbero. 6. Le condizioni umane per l'ulterz·oresviluppo economz·coe civile ·del Mezzogiorno. - }?assando ora a considerare le condizioni stesse dell'ulteriore sviluppo economico e civile del Mezzogiorno· e le esigenze che esse pongono ai processi educativi, conviene brevemente esaminare, sia sotto l'aspetto produttivo c~e sotto quello organizzativo, gli indirizzi più probabili di questo futuro sviluppo. Nei riguardi degli indirizzi produttivi, è certo che la industrializzazione .del Mezzogior110, pur non potendo fare affidamento su consistenti risorse minerarie e su altre condizioni particolarmente favorevoli, entro certi limiti dovrà effettuarsi nei tipici rami della grande industria - la siderurgia, la chimica delle materie prime, le grandi fabbricazioni in serie - ma in più larga misura dovrà indirizzarsi verso quegli altri rami di attività industriale, che sono o direttamente connessi alle specifiche materie prime del Mezzogiorno di origine agricola - industrie alimentari - o sono caratterizzati, sulla base di una razionaìe tecnica moderna, da un elevato impiego e da . una notevole specializzazione del lavoro - industrie meccaniche e di og11i · altro tipo dirette alle produzioni di qualità -. La stessa caratteristica è propria, a maggior ragione, per la produzione agricola meridionale, particolarm~nte nelle zone suscettibili di più intenso sviluppo i cui prodotti, sia orto-frutticoli che zootecnici o industriali, richiedono l'applicazione di lavoro specializzato, di procedimenti tecnici delicati, di attente cure sia nella coltivazione e negli allevamenti sia nella difesa dalle infinite cause ne~iche. Tal_i indirizzi produttivi, d'altra _parte, possono essere prevalentemente attuati da piccole e medie imprese, la cui solidità e sicurezza dipendono, nel ( [.13] -Biblioteca Gino s·anco I \

mondo economico moderno, dalla loro capacità di associarsi in organizzazioni di tipo cooperativo o simile, che sole possono garantirle sui mercati sia di acquisto che di vendita e permetter loro il regolare accesso al credito e il continuo aggiornamento tecno!ogico. Questo spiega le partico!ari difficoltà· ed incertezze della industrializzazione e del rnoderno sviluppo agricolo del Mezzogiorno e la giusta, insi-- stente richiesta che lo Stato assicuri, con il suo intervento, sia la creazione di generali attrezzature e di alcuni grossi impianti, sia la tutela di alcuni trattamenti di privilegio, sia, infi~e, l'organizzazione di servizi tecnici di assistenza e di controllo a favore degli operatori economici. Questo, tuttavia, spiega anche perchè sempre più l'attenzione di coloro che si dedicano allo studio e al promovimento dello sviluppo economico del Mezzogiorno si rivolga agli aspetti umani del processo di trasformazione economica, ossia agli aspetti che più direttamente interessano gli educatori. Dal punto di vista umano, e quindi educativo, le esigenze fondamentali che lo sviluppo economico e .civile del Mezzogiorno impone di soddisfare sono di tre ordini: sul piano della formazione tecnica professionale, su quello della formazione individuale delle persone, e su quello della formazione civile delle collettività. È ovvio, infatti, che la trasformazione economica indicata come possibile e necessaria, oltre che un processo di qualificazione professionale dei lavoratori (nel senso più ampio della parola) per i diversi settori produttivi e a tutti i livel1i, richiede la formazione di individui altamente dotati insieme di spirito d'iniziativa e di capacità imprenditoriali, da un lato, e di disciplinato spirito associativo e di senso di responsabilità civile, dall'altro. Senza l'uno e senza l'altro, infatti, le piccole e me- .die imprese agrico!e, industriali e commerciali, le loro organizzazioni e associazioni, come pure i mo!teplici servizi pub1 blici, con i quali si costr11isce una moderna società di uomini liberi ed efficienti, non possono sussistere. Una attenta considerazione di questi aspetti umani del processo di sviluppo economicoe civiledel Mezzogiornoporta, sul piano educativo,a una serie di conclusioni, sulle quali - a quel che mi risulta - troppo poco si è finora meditato e ragionato. Un primo ordine di conclusioni riguarda il rapporto tra la scuo!a, ossia il processo educativo, e lo sviluppo economico. Nelle società, in cui lo sviluppo economico in generale e quello indu- [14] Biblioteca Gino Bianco

striale in particolare, infatti, sia stato graduale e 3.bbia origini lontane, la scuola ha sempre, per così dire, seguito lo sviluppo economico, adattafldovisi e, attraverso l'adattamento, facendosene anche promotrice. Nelle società, invece, come quella meridionale, che improvvisamente entrano in una fase d~ sviluppo economico dal ristagno delle società agricole tradizionali, la scuola si trova, d'un tratto, a costituire, per così dire, l'avanguardia dello sviluppo stesso, a dover quasi anticipare nel processo educativo la realtà economica futura. È una distinzione sottile, se volete, ma essenziale, dalla quale discendono altre conclusioni, ma che soprattutto serve a comprendere la diversa e più impegnativa posizione che la Scuola deve. assumere nella società meridionale per assolvere alla sua funzione. Un secondo ordine di conclusioni riguarda, per così dire, la sostanza stessa dell'insegnamento, le cose da insegnare. Almeno, nei casi e nella misura in cui la scuola è diretta alla qualificazione professionale a qualsiasi livello degli individui, il problema di cosa e di come si deve insegnare deve essere continuamente riesaminato affinchè la scuola possa rispondere alle esigenze e alle circostanze effettive cui deve servire. · So troppo poco di quel che si sta facendo a quest_origuardo, ma ho l'impressione che questo riesame e adattamento alle concrete circostanze ed esigenze non sia quale dovreb·be essere, che nella maggior parte dei casi gli insegnamenti siano impostati su vecchi sch·emi senza alcun riferimento alle partico!ari condizioni nelle quali oggi si opera. Se debbo giudicare dal settore che meglio· conosco, quello della istruzione tecnica agricola, ho l'impressione che si continui ad andare avanti stancamente su di un ordinamento deg!i studi e un'articolazione e svolgimento degli insegnamenti quali erano cinquant'anni fa e che si vadano moltiplicando gli istituti medi e le scuole di avviamento professionale senza aver dedicato sufficiente attenzione agli sèopi stessi e al contenuto di queste scuole. Con riferimento a questo campo, penso che ciò risulti in gran parte dal· fatto che da noi -- a differenza di quel che avviene in altri paesi - non ,c'è quasi nessuna relazione tra questi istituti, gli studi superiori, la ricerca sperimentale e la stessa realtà agricola più progredita alle quali converrebbe fare continuo riferimento. Probabilmente quel che dico per questo settore avrebbe uguale valore anche per altri. Un terzo ordine di conclusioni riguarda la formazione e il reclutamento [15] iblioteca Gino ■ 1anco I

. dei maestri di ogni ordine. Di tutti i problemi della scuola nel Mezzogiorno quello della formazione e del continuo aggiornamento dei maestri ·di ogni grado è il1 più importante,_ quello sul quale conviene concenfrare il massimo sforzo. A parte la specifica preparazione scientifica e didattica, penso, infatti, che un particolare sforzo debba essere fatto per accrescere nei maestri di ogni grado la· •conoscenza e l'esatta valutazione degli sviluppi che hanno luogo nella realtà economica e sociale nella quale si esplica la loro attività e per aiutarli a risolvere in modo razionale, moderno e aderente alla realtà, gli infiniti problemi dei quali abbiamo fatto cenno in questa relazione e i molti altri che possono derivarne. 7. La, selezione dei maestri. - Ho l'impressione che non molto si sia fatto a questo riguardo e che molto di più si potrebbe fare, se una più precisa coscienza di quel che sta avvenendo nel Mezzogiorno e di qll:el che è necessario ,che avvenga, si farà stra.da tra tutti coloro che si occupano della scuola. Se, tuttavia, una migli?re preparazione dei maestri ne} senso ora indicato può molto contribuire alla risoluzio11e dei problemi dei quali stiamo ragionando, penso anche che su questo piano, per -così dire, funzionale, si debba porre lo stesso problema del reclutamento e della selezione dei . maestri. Per v'ecchia tradizione gli insegnanti di ogni grado sono quasi esclusivamente reclutati nel Mezzogiorno tra gli appartenenti alle classi medie, sia di vecchia che di nt1ova formazione. Questo fatto ha certamente contribuito a creare tra la scuola e la vita reale, ossia la vita del lavoro e delle attività economiche, un distacco più profondo di queìlo che è dato constatare in altre regioni e in altri paesi. Già sotto questo angolo visuale, quindi, il problema del reclutamento dei maestri e degli insegnanti in genere tra gli appartener1ti a diversi strati sociali costituisce un problema reale, se si vuole che la scuo~·asi arricchisca di esperienze umane diverse. Questo problema diventa, poi, un problema specifico, quando si tratti di dar vita a scuole di effettiva preparazione professionale dei lavoratori o a meglio articolate scuole elementari per g:i adulti. In questi casi i maestri stessi, o altri in stretta associazione didattica con loro, debbono essere in grado di portare nell"insegnamento quella viva esperienza del lavoro, che [16] Biblioteca Gino Bianco ...

può solo aversi sulla base di una lunga pratica e di una vita vissuta nell'esercizio stesso del lavoro manuale tecnicamente educato. Il problema del reclutamento, come insegnanti, di operai qualificati, di tecnici a livello operativo e così via è, perciò, un problema aperto, se si vuole un reale rinnovamento <lella scuola nel Mezzogiorno. . Con riferimento, poi, a particolari situazioni - e nel dir questo penso specialmente alle scuole elementari nei comuni più poveri, impegnate nei difficili compiti della preparazione all'emigrazione e del riordinamento e sviluppo della vita delle comunità - la selezione dei maestri deve essere .sottratta agli ordinari procedimenti che normalmente portano\ a una particolare instabilità dei maestri stessi (giovanissime ragazze per lo più), e impostata nei termini di 11navera e propria azione missionaria. In questi casi, infatti, occorre dedicare alla selezione, o~tre che alla formazione e al1' assistenza dei maestri, specialissime cure, per la stessa maggiore complessità dei compiti che loro spettano in questi luoghi, nei quali la scuola non è solo tale, ma l'unico centro di educazione civil'e e di assistenza sociale. 8. Rapporti fra la scuola e le altre istituzioni sociali. - Un ultimo ordine di conclusioni riguarda, infine, i rapporti tra la scuola e le altre istituzioni della nostra moderna soci'età. È certamente vero, infatti, che alla scuola spetta, in una società in corso di sviluppo e di _trasformazione, una funzione di avanguardia, diversa da quella che le è propria in una società evoluta. Tuttavia la scuola non può e non deve fare esclusivo affidamento sulle proprie forze. Il processo educativo in qualsiasi società, e ancor più in queste, non si sviluppa soltanto nella scuola, ma anche in altre istituzioni, le cui specifiche funzioni non sono educative, ma economiche, assistenziali, civili, ricreative. Il dar vita a queste istituzioni dove non esistono, l'assicurare il loro democratico funzio11amento dove ci sono, il partecipare alle loro attività e lo stabilire giusti rapporti tra la scuo~a e alcune almeno di queste istituzioni, costituiscono alcuni dei problemi più delicati e più importanti di fronte ai quali la scuola ogni giorno più si troverà. Le ragioni di diffidenza che fanno preferire una posizione di indipendenza e di completa separazione della scuola sono talvolta oggi molto valide. Ciò non toglie che il problema ora indicato esista e che occorra guardarlo, [17] Biblioteca Gino ■ 1anco

\ con gli altri, quando si considerano i problemi dell'educazione in questa fase di sviluppo economico e di costruzione di una nuova vita civile nei Mezzogiorno. APPENDICE MOZIONE RISOLUTI,'A DEL QUARTO CONGRESSO NAZIONALE DI PEDAGOGIA. Il IV Congresso Nazionale Pedagogico, svoltosi a Lecce dal 20 al 23 ottobre 1958: UDITE le relazioni generali dei proff. ROSSI DORIA e ISNARDI sul problema della scuola in funzione della ricostruzione tecnica, economica e sociale del Mezzogiorno, ne riconosce il valore di realistica e innovatrice messa a punto in confronto alla tradizionale conceziorie dei problenii della educazione; TENUTO CONTO dell'apporto critico e costruttivo offerto dal largo dibattito seguito; CONSIDERATO CHE la Scuola, di fronte al processo in atto di svilitppo economico e all'esigenza finora insoddisfatta di mutare i rapporti sociali e gli atteggiamenti psicologici, è ri1nasta sostanzialmente· estranea e staccata dai fatti di sviluppo che vanno rompendo l:'immobilismo .... AUSPICA che: 1) l'indirizzo e l'andamento della Scuola non rimangan.o estranei alla problematica meridionalistica clie domina z♦a vita della comunità nazionale; 2) l'insegnante sia posto nelle condizioni di acquisire la consapevolezza dell'importanza del pensiero nieridionalista nella cultura scolastica ital'iana, perchè tragga piena coscienza del suo compito e della realtà storica e ambientale in cui si pongono i problemi pedagogici e scolastici che ogni giorno deve affrontare; 3) il problema della scuola - che ha sempre rappresentato un dato fondamentale della letteratura meridionalista e, pur innestandosi sul filone tradizioriale, si apre oggi ai problemi nuovi ed all'a realtà economica differenziata e dinamica - sia studiato nei suoi nessi con i problemi della politica di sviluppo delle regiorzi meridionali (l'industrializzazione, la politica dell'a spesa pubblica, l~ redditività agricole, l'eniigrazione e la redistribuzione della popolazione, ecc.) visti nella loro fandamentale unità; SOTTOLINEA l'esigenza di una scuola volta a dare una coscienza morale e politica ai ceti popolari:e ai contadirii del Mezzogiorno, capace di inserire la classe intellettuale nel movimento contadino meridionale; e non solo , resa qualitativame1ite adeguatq ai reali bisogni di questi ceti, ma altresì qualitativamente articolata in modo da divenire atta ad assecondare la varie e differenziata dinamica sociàle. A questo fine il Congresso INVOCA le seguenti trasformazioni e innovazioni delle strutture educative e scolastiche del nostro Paese: [18] Bibiioteca Gino Bianco

1) la creazione della scuola unitaria per i ragazzi dagli_ 11 ai 14 anni~ che sola garantisce la rimozi.one di ogn,i c~iterio di preclusione e predet~rminazione della carriera scolastica) resa così aperta a tutti i capaci, indipendentemente dalla loro provenieriza sociale; 2) la diffusione di istituti professionali che educhino e preparino i giovani uscenti dalla scuola media unitaria all'esercizio dell'attività professionale in Yelazione coi bisogni dell'ambiente visto nelle sue prospettive di sviluppo; 3) l'adozione di misure e la creazione di istituti idonei ad elevare sempre di più la cultura generale e la preparazione professionale dei maestri; e tutte le iniziative capaci di meglio adeguare l'azione del maestro alle situazioni e alle esigenze di sviluppo della società meridionale nelle sue diff erenziazioni locati; e infine i provvedimenti idonei a rendere effettivamente possibile la presenza conti11ua del maestro nella· sede della sua scuola; ,. 4) la creazione di centri culturali e sociali nelle comunità contadine) centri e circoli con la partecipazione degli insegnanti della scuola primaria e media, di assistenti sociali, di animatori popolari) in collaborazione con tecnici specializzati (urbanisti, agronorni, medici) assistenti sanitari, sociologi, psicologi, ecc.). , Il Congresso AUSPICA che) te'!lendo conto di queste esigenze di una trasformazione relle strutture scolastiche, il Piano decennale dell'a scitola sia soprattutto volto - per qitanto si riferisce in special 1nodo al Mezzogiorno - a curarne il soddisfacimento con un'ampia destinazion.e di fon.di in aggiunta agli stanziamenti normali di bilancio; IMPEGNA pertanto gli Organi Direttivi, di fronte alle scadenze vicine dell'unificazione del Mercato Europeo, dell'automazione e delfincessante progresso tecnologico, a promuovere iniziative sociali e culturali che tendano non solo a trasformare la scuola e a prepararla ai nuovi compiti di specializzazione e qualificazione tecnica, ma a modificare simultaneamente la men,talità e la cultura della società adulta, ed in particolare dei ceti medi intellettuali, perchè esercitino uno stimolo morale e culturale di rinnovamento civile) economico, sociale; ADDITA infine nella Costituzione di una Commissione d'inchiesta sulle prospettive di svi'luppo della società meridionale, di concerto con la Associazione _per gli interessi del Mezzogiorno, e nella elaborazione di piani di sviluppo scolastico a livello regionale, gli strumenti più idonei per ancorare la scuola alle realtà locali, ne! quadro di una visione complessiva della politica di sviluppo e dell'inserimento del Mezzogiorno nel sistema dei traffici mondiali. [19] Biblioteca Gino Bianco

" Apertura " o " alternativa " di Giuseppe Ciranna Il recente congresso fiorentino del Partito Repubblicano ha aperto quella che, nel gergo dei commentatori politici, già viene indicata come la nuova << stagione dei congressi». Dopo i repubblicani sono stati infatti di turno, all'EUR, i liberali; qui, a Napoli, sta per riunirsi il congresso del Partito Socialista Italiano; e già è annunciata, a breve scadenza, l'assise del maggiore partito italiano. Non certo per fortuita coincidenza, fino alla prossima estate, vedremo, dunque, le formazioni politiche che sembrano destinate a segnare, con le loro decisioni, il futuro corso delle cose del nostro paese, fare appello ai delegati di «base>> per definire, nella complessa situazione che ci sta innanzi, i propri orientamenti. La politica italiana - è stato giustamente avvertito - si trova ormai ad un bivio: dietro ogni partito dello schieramento v'è un lungo passato di polemiche interne e di accesi contrasti, ma anche un presente di sostanziale immobilismo, nel senso che ogni partito ha rinviato le decisioni impegnative; davanti c'è l'imperativo delle scelte improrogabili. Dal settore socialista a quello cattolico si avverte da . tempo, ma soprattutto dal maggio scorso e dalla formazio,ne del governo di centro-sinistra, la necessità del movimento, l'urgenza di precisare le proprie vocazioni,di portare a compimento quei processidi chiarificazione inp terna che taluni settori del PSI perseguono in nome dell'autonomismo, e talune correnti del partito democristiano in vista dell'allargamento della base democratica del governo contro ogni condizionamento filofascista e clericale. Non sappiamo se la r1uova stagione ci darà davvero quella chiarificazione che è nei voti degli ambienti più responsabili del paese; a noi sembra [20] . Biblioteca Gino Bianco

lecito augurarsi che le due prospettive (quella della definitiva sconfitta della destra democristiana e l'altra della vittoria della corrente autonomistica al Congresso del PSI), su cui dovrebbero puntare decisamente gli uomini ·che si usa convenzionalmente chiamare della sinistra democratica, trovino conferma nelle decisioni, per necessità ·interdipendenti, che prenderanno i congressi dei due partiti interessati. Ma, espresso l'augurio, vorremmo ricordare che purtroppo le probabilità che le cose finiscano col procedere in diversa direzione sono tutt'altro che trascurabili. E comunque, ma specialmente in tale eventualità - nel caso, cioè, che non si abbia nè una riso~utiva vittoria dell'autonomismo socialista, nè un conclusivo accantonamento degli esponenti della destra democristiana a Firenze - è chiaro che un organico ripensamento delle posizioni della sinistra democratica si impone a tutti, e non tanto nei termini di una scelta fra appoggio od opposizione a questo o ai futuri governi, quanto nei termini di una revisione di tutta la tematica politica della sinistra democratica; una revisione che ne riproponga . con urgenza ed attualità la permanente validità. Già oggi, infatti, assai più che non l'incertezza relativa all'atteggiamento da assumere rispetto al governo, ciò che divide la sinistra democratica è il dilemma fra l' << apertura » e l' << alternativa ». Vi sono ambienti molto autorevoli, e non sospetti d1 inclinazione frontista, i quali tenacemente, sia nei confronti del nuovo ministero di centro-sinistra, sia nei confronti del vecchio quadripartito, ma, ancor più, rispetto alle future alleanze, vanno perorando una loro tesi, la quale porta a scegliere il secondo corno del dilemma. In primo luogo perchè essa consiste nell'opporsi a ogni forma di collaborazione diretta o indiretta con la DC da parte di radicali, repubblicani, socialdemocratici e socialisti; poi perchè essa si fonda sull'argomento che l'esperienza degasperiana si è risolta in un fallimento politico non soltanto per i partiti di democrazia laica, indeboliti, ma anche per il paese, ormai posseduto e dominato da forze clericali. Questa è una tesi rispettabile: anzitutto e soprattutto perchè a sostenerla con maggiore vigore e più tenace impegno sono anche uomini disinteressati e appassionati; e poi perchè non si può negare l'indebolimento subito dalle forze di democrazia laica fra il 1951 e il 1958 o la maggiore invadenza clericale che si è manifestata in Italia durante gli ultimi anni del pontificato di Eugenio Pacelli. Ma è anche una tesi discutibile. [21] ' Biblioteca Gino Bianco

Coloro che 'se ne fanno sostenitori hanno mille ragioni dalla loro parte; possono appellarsi, tra l'altro, agli esempi di malgoverno che il partito di maggioranza ha fornito negli anni scorsi, all'ambiguità dello schieramento cattolico, alla pesante ipoteca che forze padronali e interessi conservatori, complici le correnti più retrive della maggioranza, ha11nopotuto accendere su tutti i settori della vita pub1 blica e dell'economia, mortificando le aspirazioni democratiche del paese e in molti casi arrestandone lo sviluppo. Ma, ciò fatto, essi non possono legittimamente - come ha giustamente notato , Luigi Salvatorelli - dedurre che il nostro paese è avviato alla perdizione comunista e clerico-fascista. Se è vero, come a noi sembra e come è difficile a chiunque contestare, che le istituzioni della Repubblica hanno resistito e resistono ancora alla sovversione antidemocratica, e che ci troviamo di fronte ad una situazione in cui non sembrano compromesse le possibilità di sviluppo democratico, è evidente che per dovere di onestà politica ed intellettuale non può disconoscersi la positività della politica di solidarietà democratica che ha visto_impegnati in prima linea, almeno fino al 1953, proprip i maggiori e più responsabili e qualificati esponenti _di quegli ambienti di centro-sinistra tra cui la formula dell' « alternativa >> incontra oggi così entusiastici suffragi. Alle coalizioni damocratiche, infatti - che si resero necessarie in seguito alla crisi dei rapporti internazionali nell'immediato dopoguerra, e alla defezione -del socialismo italiano che disertò il campo democratico per quello stalinista - vanno riconosciuti taluni meriti di non secondaria importanza, da esse acquisiti prima che De Micheli, subentrando a Costa, e Malagodi, subentrando a Villabruna, ne determinassero la crisi: 1) avere assicurato al paese la difesa dall'ondata frontista nel 1948 e dalla risacca fascista del 1952-1953 (è un merito, questo, che noi possiamo apprezzare meglio di altri perchè, sia nel 1948 che nel 1953, è nel Mezzogiorno che la linea ultima di difesa della democrazia si è trovata più esposta al pericolo di rimanere sommersa); 2) avere impostato una politica estera (europeismo) e una politica economica (dalla Cassa del Mezzogiorno al Piano di sviluppo dell'occupazione e del reddito) alla cui origine c'era più il Partito Repubblicano (Sforza e La Malfa) che non la Democrazia Cristiana (fatta salva, naturalmente, la parte che va riconosciuta a De Gasperi e Vanoni). La domanda principale cui si deve rispondere se si vuole che la for- (22J Biblioteca Gino Bianco

mula della alternativa abbia una giustificazione politica è, infatti, posta da · questo giudizio sul nostro passato, dalle ragioni di fondo che suggerirono la politica di solidarietà democratica: è possibile oggi una rivoluzione· nel paese e una dislocazione nel Parlamento delle forze politic~e tale che consenta di escludere dalle maggioranze di governo il partito cattolico e che insieme eviti rigorosamente di spezzare l'isolamento dei comunisti? A noi sembra che il dibattito svoltosi al riguardo al Congresso repubblicano abbia sgombrato il terreno da molti equivoci, contribuendo a riportare entro i binari del realismo politico la tematica di quei gruppi che oggi preferiscono collocarsi sui banchi -dell'opposizione costituzionale; non si può negare, d'altra parte, che proprio al Congresso repubblicano la tesi massimalistica dell' <<alternativa>>abbia avuto la più convincente· confutazione. Qui è opportuno avvertire che non ci richiamiamo, per dare una tale interpretazione dei risultati della polemica fra i repubblicani, agli interventi della minoranza « filogovernativa », sibbene proprio agli argomenti e alle proposizioni degli uomini che hanno vinto la battaglia congressuale. Nel giudizio dell'on. Reale, dello stesso on. La Malfa, negli interventi di Salmoni e Visentini, non ha mai fatto difetto la consapevolezza che la formula politico-parlamentare di centro-sinistra conserva intatta la sua validità, e nella mozione finale di maggioranza e esplicito l'invito al PSI e alla D.C. ad esprimere <<scelte, indirizzi e forme capaci di operare sul terreno democratico per il rafforzamento delle libere istituzioni, in una ferma volontà di progresso economico e sociale». Se le parole hanno un senso, ciò significa che i repubblicani non rinnegano il loro passato nè cercano soluzioni miticl1e al problema della direzione politica del Paese, bensì prospettano l'esigenza di un incontro tra forze cattoliche, laiche e socialiste su di un terreno di franca intesa democratica: scelgono, i? una parola, <<l'apertura». C'è stato, infatti, un momento in cui la collaborazione con la D.C., almeno quella dei repubb!icani, ha dato i suoi frutti; e ne è derivato un beneficio complessivo per il Paese, una situazione di relativa stabilità che consente oggi ai repubblicani, come alle altre correnti della sinistra democratica, di porre altri prob!emi, di affacciare altre esigenze, addirittura di porre il problema dell'allargamento delle forze democratiche verso sinistra. Si potrebbe perfino dire che le attuali degenerazioni demom~ssulma- · [23] Bib ioteca Gino Bianc

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