Nord e Sud - anno V - n. 48 - novembre 1958

a dar leggi al niondo dal fondo delle loro scrivanie, incapaci di conoscere lo stato materiale e morale dei popoli come coloro che hanno avuto la fortuna di capitanarli e guidarli alla vittoria ». Crediamo che, per il fine che il marxista Alicata si era_proposto, di esprimere, cioè, il proprio sprezzante ammonimento, sarebbe forse meglio servito l'epiteto « imboscati della storia », che l\,f ussolini lanciò contro il Croce, nel 1929, al Senato. Quanto allo specifico contenuto culturale dei quattro volumetti usciti finora, preferiremmo non parlarne per non ripetere le medesime critiche che da anni si vanno, da parte laica, movendo agli intellettuali marxisti. Tanto per fare un es. non stimeremmo .serio, oltre che utile, discutere un articolo di Galvano della Volpe i11titolato « Il problema estetico dopo Gramsci »: il titolo medesimo ci impedisce di prendere sul serio l'articolo; e l'opinione su Galvano della Volpe ce la siamo purtroppo formata leggendo certi suoi articoli pubblicati da « Il Primato » del Bottai nel 1940, quando le armate tedesche parevano prossime a schiantare per sempre la civiltà liberale dell'Occidente, e dedicati, con incredibile serietà, a discutere il problema della cc estetica del carro armato ». E così, dopo la pubblicazione sul nuovo « Contemporaneo» di una cele- . brata antologia di poeti africani, perchè discutere « dell'ampiezza di canto che spesso sa raggiungere» la poesia contemporanea d'Africa e d'Arabia, « fortemente legata alla storia e alle speranze di quei popoli »? Si correrebbe il rischio di andare a fare cor.opagnia con Garosci, Carandini e Salvatorelli; di essere cioè messi alla gogna, nell'indignata « Antologia del neorazzismo » che il «Contemporaneo» va compilando, solo che si avanzasse qualche dubbio sul « linguaggio quasi sempre moderno, spesso alto e folgorante » di quei · poeti. Ma forse ai Trombadori del « Contemporaneo » la voce di quei poeti suona veramente « alta e folgorante », proprio perchè sono poeti con la pelle nera. E questo, razzismo per razzismo, potrebbe commuovere più che indignare, se non fosse recente il caso Pasternak. La verità è, come si è visto, che il << Contemporaneo » non ha niente da dire agli intellettuali autentici oggi, così come non aveva niente da dire quattro o cinque anni fa. E come allora, per un certo gusto dell'impaginazione raffinata, per la scelta delle fotografie, per i titoli delle rubriche, tentava, senza riuscirvi naturalmente, di plagiare « Il ìviondo », così adesso tende a riecheggiare nella veste tipografica il vecchio « Politecnico », tenendo conto ovviamente delle differenze di formato. Cerca, cioè, di darsi una veste esterna che non traduca effettivamente il suo contenuto di triste e rozza ortodossia, cerca, sempre, di ingannare il pubblico. Non sappiamo quanto calcolo, quale dos·e di malizia vi sia in questo tentativo assai poco scaltro di camuffamento; e in fondo non c'interessa saperlo. È già per sé abbastanza significativo che gli editori abbiano sentito la necessità di ricorrere al trucco. ì\!Ia come il lettore del settimanale avrebbe invano cercato nelle sue colonne la libertà [46] Biblioteca Gino Bianco

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