Nord e Sud - anno V - n. 47 - ottobre 1958

élutorità, fino alla nomina di un Commissario straordinario che è tuttora . . 1n carica. È già stato notato che la situazione organizzativa del foot-ball italiano presenta molti punti di contatto con quella che il cinema presentava fino a pochi anni fa e che è sfociata in un penoso processo di (< ridimensionamento>), con lunghi periodi di disoccupazione, di ansie e di sfacelo. Probabilmente proprio questa innegabile analogia ha indotto previsioni pessimistiche sul futuro del nostro maggiore sport nazionale, con esagerazioni che in principio abbiamo creduto di poter nettamente respingere. I sette miliardi di disavanzo complessivo delle società di Divisione Nazionale rappresentano una congiuntura allarmante, ma vanno pur sempre riferiti ad un.'attività intrinsecamente positiva, la cui presa sul pubblico va crescendo anzichè diminuire. La difficoltà nasce, dunque, dalla cattiva amministrazione, o come si 'preferisce dire oggi da una dissennata (< conduzione>) delle società e del governo federale; non da un'organica deficienza dello spettacolo calcistico. Questo rende assai meno oscure le prospettive di recupero. Ma come si è arrivati alla congiuntura attuale? Per spiegarcelo almeno in parte potremo ricorrere appunto all'analogia con il mondo del cinema. Anche nel foot-ball, come a Cinecittà, lo sconvolgimento seguito alla guerra e alla sua ·tragicomica soluzione ha portato lo scompiglio nei quadri dirigenti. Per un verso, la vecchia impalcatura aristocratico-borghese che aveva sorretto l'edificio sportivo nei primordi (1898-1930), resistendo abbastanza energicamente all'assalto delle gerarchie fasciste negli anni delle maggiori fortune calcistiche del nostro Paese (1930-1942), era crollata in pezzi con la sconfitta politico-militare. Per l'altro verso, una « new class >)di borsaneristi, di mestatori e di politicanti pseudo-democratici bussava rumorosamen~e alle porte del calcio, vedendovi a ragione t1n eccellente strumento di pubblicità, di propaganda e perfino di riabilitazione sociale. Guerra e sconfitta avevano infatti massacrato le coscienze, incanalando verso passatempi qualunquistici, verso « evasioni )), di ogni genere, ivi compreso (in primissimo piano) il « tifo >> calcistico, enormi maggioranze popolari. Quanto alle minoranze intellettuali, esse arrivavano per un'altra via allo stesso punto: nel processo di americanizzazione, di rammodernamento, di ritorno alla realtà individuavano nel foot-ball un'eccitante occasione di incontro con la folla. Andò mutando così anche il criterio basilare, lo stile .[78] Biblioteca Gino Bianco

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