Nord e Sud - anno V - n. 46 - settembre 1958

scarsa efficienza organizzativa, la difficoltà di partiti a base personal~stica a penetrare capillarmente nel paese, la scarsa possi1 bilità di risonanza nelle campagne dei motivi propagandistici nazionalfascisti una v.olta spezzati i veccl1i apparati clientelistici, l'estraneità sosta.nziale al mondo contadino di quei motivi medesimi, rendono sufficientemente ragione di ciò. Finalmente, è assai significativo, per chi si ponga il problema del destino futuro della destra italiana, che entrambi i partiti monarchici non solo non siano riusciti, in Campania, ad esempio, a raggiungere i voti del PMP nel 1956, 1na che si siano tenuti al di sotto di buoni centomila voti dello stesso risultato del PNM nel 1953 ! Nè questo è il caso della Campania soltanto, chè analogo è stato il destino dei monarchici in Puglia e Sicilia, dove entrambi i partiti perdono rispettivamente 110 mila e 80 mila voti rispetto ai risultati del 1953. Non v'è in tutto il Sud un s.olocaso (tranne il Lazio, dove PMP e PNM prendono insieme nel 1958 settemila voti più del PN11 del 1953) in cui i monarchici non registrino perdite ingenti rispetto alle precedenti elezioni politiche. Ora, è appunto questa omogeneità di comportamento di tutto il Mezzogiorno e delle 'due ltalie' (sia pure con differenze di _velocitàtra Centro-Nord e Sud) che indica come il fatto transitorio non sia già questa crisi del 1958, sì invece il successo del 1953 e che il processo di ridimensionamento dell1 a destra monarchica e neofascista è anch'esso irreversibile: il sottoproletariato delle campagne e delle città appare, dai dati del 25 maggio, inesora1bilmente avviato ad un distacco sempre più profondo dai miti nazionalfascisti, appare ormai sordo ai richiami run1orosi e inconsistenti di partiti variopinti ed irresponsabili. La crisi delle destre, se contribuisce a darne ragione, non spiega, però, da sola il st1ccessodemocristiano: tra il 1953 e il 1958 lia DC guadagna 1.573 mila voti e le destre ne perdono in complesso 636 mila. V'è, dunque, una differenza di oltre nevecentomila voti, che rappresenta un acquisto nuovo del partito di maggioranza relativa; e tale differenza è in realtà ancora maggiore di quella che denunciano le cifre appena riportate, poiché è certo che, soprattutto nel Mezzogiorno continentale, v'è stato un passaggio di suffragi dai partiti monarchici a'll'estrema sinistra. L'increm.ento democristiano, pertanto, trova le sue radici principali nello sforzo organizzativo che il partito ha fatto negli ultimi anni, nell'infittirsi e rafforzarsi dei corpi intermedi ad ispirazione cattolica (dall'associazione dei coltivatori [15] Biblioteca Gino Bianco ..

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