Nord e Sud - anno V - n. 46 - settembre 1958

relatività delle leggi sociologiche in materia elettorale, e della continua. possibilità che sull'astratta perfezione logica di un sistema prevalgano le ragioni della storia; come è particolarrr1ente evidente tutte le volte che ci si rjferisce alle elezioni inglesi o a quelle dei paesi ex-coloniali. Più ancora, nelle considerazioni sulla differenza che corre tra il tipo di ' opinione ' che si esprime attraverso una elezione e quella che può desumersi da un sondaggio Gallup; sulla 'realtà' della rappresentanza, e sui problemi che sorgono quando in un corpo elettorale si individuano comunità diverse, in base a caratteri territoriali, razziali, religiosi ecc.; sulle aree rurali, che possono intendersi come 'riser~e di saggezza' (con la tendenza ad accrescerne il peso elettorale), o altrimenti come semplici aree arretrate, con problemi di ordine educativo. In definitiva, il Mackenzie è molto più storico e politico che non sociologo (la sua attività ufficiale è quella di professor of government alla Victoria University di Manchester); egli può, di conseguenza, evitare alcuni errori che i sociologi studiosi di problemi elettorali commettono, ad esempo, giudicando il ruolo dei partiti politici, il cui problema egli giustamente in,dividua nell'impossibilità di continuare a considerarli soltanto come associazioni di diritto privato. Questa sua sensibilità storica e politica, se lo tiene lontano dagli eccessi della sociologia, g1i ,permette altresì di imp·ostare rettamente i problemi dell'etica elettorale; dove l'etica ha radici più profonde di quelle che reggono coloro i quali, in queste faccende, si scoprono facilmente moralisti: 11n'etica che ha la fede ed il coraggio della democrazia che ben sa quanto rischiosa sia la libertà delle elezioni. « Perché correre tali rischi? » - si chiede il Mackenzie. cc La risposta è che non possiamo evitarli ». Ed il suo giudizio su alcuni particolari regolamenti legislativi è fermo e sereno, come di chi sa la difficoltà della lotta con avversari che, nella sostanza si rifiutano alla pratica della democrazia. Astrattezza e moralismo sono, invece, i limiti di un volume di Lucio Luzzatto, Elezioni politiche e leggi elettorali in Italia (Roma, Editori Riuniti, 1958). Limiti gravi, dal momento che il volu~e, nelle intenzioni e nel modo di svolgimento degli argomenti, ha chiari intenti divulgativi; sl da farci rimpiangere che molti dei pregi di quest'opera ·- la prima che in Italia abbia cercato di compendiare e di rendere accessibili a tutti il complesso meccanismo elettorale - vadano perduti in una impostazione che, evidentemente, distrae il lettore meno provveduto dai problemi essenziali. Il Luzzatto ha informato abbondantemente il suo scritto allo spirito con il quale la sua parte politica condusse la lotta contro la legge elettorale del 1953, la cosidetta 'legge truffa'. Se pure vogliamo indulgere all'abitudine di giustificare con l'eccezionalità della situazione tanti eccessi propa- [1241 Biblioteca Gino Bianco

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