Nord e Sud - anno V - n. 40 - marzo 1958

to immediato da un simile metodo d'in- .dagine. Le due diverse tendenze del fascis1no, alla restaurazione dell' << ordine » e all'insurrezione, sono abilmente dosate da Mussolini, capace di frenare le squadre quando la loro azione sembra mettere in pericolo per i suoi eccessi il risultato finale (si vedano gli ordini a Balbo nel giugno '22, dopo la spedizione di Ferrara e Bologna, pp. 153-154 e note, o a. Farinacci, nel luglio, dopo Cre1nona, pp. 155-157 e note); n1a ben deciso al tempo stesso a non rinunciare ad ogni mezzo d'intimidazione. E il culto della violenza (ad es. p. 188); le brutali ammissioni del carattere antidemocratico del n:ovimento (ad es. p. 164); le manifestazioni antigovernative (ad es. pp. 260-261264), contro i popolari (ad es. p. 269) o contro i liberali (ad es. p. 190); l'equivoco d'un « fascismo sociali~ta » per il suo sindacalismo (pp. 235-237), frutto del distac- ·co dalle loro organizzazioni imposto brutalmente ai lavoratori; via via sino alle ultime trattative condotte da Mussolini contemporaneamente con Facta, Giolitti, Nitti e Salandra; si scopron tutti come motivi via via concorrenti, nè saltuari nè occasionali, oltre aHa lotta antisocialista di cui l'A. fornisce anche qui una abbondantissima documentazione. La caratterizzazione delle a!tre forze, nelle quali la simpatia e l'avversione al fascismo - o più semplicemente la rassegnazione - si confondono e contrastano, è invece assai imprecisa. Dei popolari l' A. mette nel giusto rilievo la polemica svolta non solo contro il socialismo, ma insieme contro lo Stato e i partiti risorgimentali. Quanto a liberali e democratici, invece, troppo spesso s'accontenta d'esaminare, con notevole cura, l'azione del governo di cui rileva bene le gravissime incertezze, o di insistere su alcuni atteggiamenti filofascisti. In fondo, l' A. resta persuaso della sostanziale identità della classe dirigente tradizionale con il movimento che le succede; tra liberalismo e fascisn10 viene così a mancare ogni rapporto dialettico, ogni contrasto. I termini di passaggio sono ignorati: a guardar bene, manca alla storia della classe dirigente, qual' è ricostruita dall 'A., ogni vita, ogni drammaticità. In questa direzione si ritrovano così le manchevolezze più palesi del saggio. L'insuccesso del tentativo di Bonomi, di formare un governo nel 1 uglio del '22, è attribuito ad es. ai giolittiani, più che ai socialisti (p. 172), che ebbero invece, con il loro rifiuto anche solo ad un aperto e costante appoggio, una responsabilità determinante. In ogni caso dovrebbe restar fuori discussione l'intenzione di Bonomi di far partecipare i socialisti al governo, intenzione che era stata anche di Giolitti; ma l' . .c\. non lo ammette, parlando semplicemente del << tentativo di Bonomi di costituire un gabinetto, non diciamo di sinistra - perchè in ogni caso senza i socialisti - ma con l'esclusi one della destra ». Anche la nota lettera di Giolitti a Malagodi contro il << connubio SturzoTreves-Turati >> è interpretata sbrigativamente, solo in senso antisocialista (p. 171). Più in generale, va notato anche che l'A., sostenendo << il congenito antisocialismo ~ della classe dirigente (p. 202), trascura sempre d'analizzare le agitazioni socialiste dell'immediato dopoguerra, il loro cacarattere, spesso incomposto e violento. Lo stesso criterio è usato per i comunisti (v. p. 184). Egli si limita a parlare di (126) Bibloteca Gino Bianco

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