Benché la gravità della situazione sia ormai avvertita in vasti strati dirigenziali del Paese (come ad es. la Banca d'Italia), nessun provvedimento concreto risulta finora adottato per il ridimensionamento e la redistribuzione delle culture. Si dice (relazione del Prof. Feroldi al Convegno della Camera di Commercio di Cremona del settembre 1957) che la difficoltà di individuare le zone di ridimensionamento consiste nel fatto che, mentre i terreni che producono grano a costi più elevati sono ormai abituati a tradizionali monoculture, è difficile per gli agricoltori ottenere i capitali necessari alla trasformazione. Ma a tale handicap non potrebbe es· ere sopperito con una più audace politica di credito, a tasso di intere e rapportato all'effettivo reddito agrario, su di un fondo di rotazione da rifornirsi con i mezzi oggi erogati per gli ammassi e da sottrarsi graditalmente agli stessi? A fine 1956 i finanziamenti ricl1iesti per gli ammas i del grano, della canapa, del ri5o ammontavano a qualcosa come 5 I O miliardi. Qui si tratta di fare una politica dell'amministrazione nell'interesse generale del paese e di tutti gli agricoltori, cessando dalla dannosa indulgenza verso settori che hanno raggiunto proporzioni e formulazioni antieconomiche, con l'avallo di grosse organizzazioni tipo Federconsorzi. Come si è visto, il mancato adegt1amento produttivo alla richiesta del mercato, in presenza di reddito cre5cente, incluce a particolari strozzature che come primo esito cleterminano aumenti di prezzo. Il fenomeno viene accentuato dall'esistenza di particolari anomalie distributive che basandosi su di una larga speculazione agiscono a danno congiunto dei consumatori e dei produttori. Infatti, come si è già accennato e con1e si vedrà meglio in segt1ito, raramente si verifica la trasmissione lineare degli aumenti di prezzo al minuto sul prezzo di fattoria. Esiste quindi come un diaframma che da una parte assorbe parte del reddito in aumento dei consumatori, senza peraltro concedere loro più merce in corrispettivo (ossia riducendone il reddito reale), mentre dall'altra parte tende a mantenere stazionarie le qt1otazioni alla campagna, impedendo quindi gli adeguamenti che si verificherebbero su di un libero mercato. Non si risolve quindi il problema del reddito agricolo senza revisionare convenientemente l'attuale situazione in campo distributivo che inoltre costituisce un sensibile focolaio d'inflazione. Si veda qualche esempio. Il 1956 è stato un anno particolarmente difficile per l'agricoltura a causa delle gelate, sul finire dell'inverno. L'aumento dei prezzi ha in qualche modo compensato la contrazione produttiva per cui il valore lordo delle· vendite è stato nell'insieme all'incirca pari a quello dell'anno precedente (cfr. Relazione della Banca d'Italia). Poichè tuttavia i redditi industriali e terziari sono aumentati, così come il costo della vita, [47] Bibloteca Gino Bianco
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