Nord e Sud - anno V - n. 39 - febbraio 1958

fa ricorso. Le «amministrative» dell'anno scorso hanno già dimostrato la rinnovata vitalità elettorale del P.C.I. e, cosa ancor più notevole, nel secondo semestre del '57, per ammissione dello stesso segretario della C.I.S.L., on. Pastore, anche la C.G.I.L., per la prima volta dopo oltre un quinquennio di complessivo e costante regresso, ha fatto registrare nelle elezioni di fabbrica un sensibile generale miglioramento delle sue posizioni. Ma, soprattutto, i dirigenti del P.C.I. possono compiacersi con se stessi per aver potuto riorganizzare intorno al partito un ampio schieramento di sinistra, che non ha certo la monolitica compattezza del '48, ma che, nella sua struttura più articolata e decentrata, risponde meglio alle esigenze del momento politico attuale e permette in definitiva una più coperta e più tranquilla egemonia comunista. I Naturalmente, tutto ciò nor1 significa che il comunismo italiano abbia ritrovato o possa ritrovare, anche in parte, il dinamismo e la forza offensiva mantenuta fino al 1953. Tanto meno significa che la « ripresa » del P.C.I. sia definitiva e irreversibile. A prescindere da altri imprevedibili, ma sempre possibili contraccolpi derivanti da eventuali sviluppi negativi del comunismo internazionale, certo si è che l'esperienza e la suggestione di una sinistra democratica comprensiva anche del P.S.I., quali si sono consumate fra il '53 e il '57, non sono passate invano. Il frontismo rinnovato o neofrontismo (chè di questo si tratta, piaccia o non piaccia una tale diagnosi a certi corrivi carrieristi e mediocri corifei dell'intellighentsia meridionale del P.C.I., cresciuti male anche se hanno ottimamente profittato alla scuola del gesuitismo togliattiano), il nuovo frontismo non è più quello vecchio, e non lo potrà più essere, salvo circostanze imprevedibili. I cittadini, gli elettori, gli intellettuali, le masse hanno avuto pratica dimostrazione che per lo schieramento di sinistra non è indispensabile passare sotto le forche della direzione comunista. E poi le maglie del neofrontismo sono più larghe che per il passato, e la diffidenza e il sospetto impediscono una reviviscenza degli antichi entusiasmi. Se è vero che una tale articolazione dello schieramento di sinistra meglio risponde - come abbiamo prima notato - alle esigenze dell'attuale congiuntura politica, è pur vero d'altra parte che in questa n11ova edizione del vecchio modulo unitario i fermenti e le sollecitazioni centrifughe giocano ben altro ruolo che per il passato. Certo la dissoluzione della solidarietà democratica e la conseguente diffusione delle compromissioni democristiane in maggioranze clerico-fasciste hanno costituito una condizione obiettiva della «ripresa» comunista; ma un eventuale ridimensionamento degli schieramenti democratici, una liquidazione delle maggioranze condizion~ te dai monarchici e dai fascisti, una rinunzia da parte della D.C. alle prospettive integraliste e un e_ffettivo ritorno alla più liberale politica democi istiana degli anni scorsi, ridando un centro di gravit~ alla vita politica ita- [40] Bibloteca Gino Bianco '

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