Nord e Sud - anno V - n. 39 - febbraio 1958

scientifico che pone la « patria del socialismo » all'avanguardia, per il momento, di ricerche aventi una indubbia e spettacolare importanza politicomilitare - è venuto a chiudere, secondo ogni apparenza, e per un periodo di durata imprevedibile, la crisi che nel comunismo italiano, se era culminata all'epoca dei fatti d'Ungheria, si era aperta, in realtà, già all'indomani della mòrte di Stalin o, _quanto meno, del ventesimo Congresso del P.C.U.S.; e, per la verità, in relazione non solo con le clamorose vicende del comunismo internazionale, ma anche, se non più, con il risoluto impegn? di difesa democratica organizzato in Italia dopo il 1947. Più difficile è spiegare come il P.C.I. sia potuto uscire, senza sforzo apparente dalla condizione di quasi totale isolamento in cui pareva essere stato confinato fra il 1956 e il 1957. Le difficoltà, tuttavia, vengono meno se si dà il peso dovuto al comportamento del P.S.I. È necessario ripetere ancora una volta come i comunisti si siano trovati al loro fianco, nel momento in cui la logica delle cose spingeva ad una urgente convergenza democratica, un partito che ha dimostrato chiaramente di non avere nè la chiarezza di visione politica, nè la spregiudicatezza ed il vigore ideologico, nè l'audacia e la freschezza morale facenti d'uopo alla bisogna? Come una trottola senza più carica, il P ..S.I. è andato a terminare, fra le braccia del suo antico cavaliere, i brevi giri di valzer che si era concessi da alcune stagioni a questa parte. Ma, del resto, del P.S.I. parlammo già abbastanza nell'editoriale del nostro numero di dicembre, al quale perciò rimandiamo. Aggiungeremo soltanto che, contrariamente a quanto da più parti si afferma, non era neppure indispensabile l'unificazione socialista perchè i socialisti svolgessero un'attiva funzione democratica nella. vita politica italiana. L'unificazione era, in ultima analisi, un programma massimo, il cui ufficio poteva già dirsi soddisfacente nel momento in cui avesse servito a determinare un coerente e costante orientamento autonomista del P.S.I. Il P.S.I. si è mostrato insufficiente anche a ciò, e nello scorso autunno gli elettori italiani di Vercelli, di Andria, di Melfi e della Maddalena ne l1anno già cominciato a giudicare. Quel che ora ci premeva di mettere in rilievo era, inv~ce, il modo in cui la «ripresa» comunista si va delineando e che segna una elegante ripetizione dei classici schemi frontisti. Costituzione, Resistenza, studi gramsciani, hanno preso il posto che in un passato recente fu tenuto prevalentemente · d~i temi della guerra batteriologica e della pax sovietica. Il successo è stato finora notevole. Nobili vestali di nobilissimi ideali, mezze figt1re e rriezze calzette della politica e della cultura hanno risposto all'appello con prontezza ammirevole, ma in fondo non nuova. Quel che ha innegabilmente sorpreso è stata, invece, la cospicua e folta rappresentanza del mondo accademico che lia aderito al convegno gramsciano di Roma e che con ciò stesso ha testimoniato di una sua preoccupante scarsezza di sensibilità politica. Per [38] Bibloteca Gino Bianco

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