con serenità e consapevolezza il problema fondamentale, quello che solo contava al .di là della soluzioni in contrasto, il problema, cioè, dei rapporti franco-tedeschi, che non guadagnavano certo da queste contese e dalle amare recriminazioni che alle contese si accompagnavano, ma anzi erano ogni giorno resi più difficili ed aspri. Ma la grande ondata di emozioni, il maggior scalpore, le più vive agitazioni e le più smodate polemiche s'ebbero alla fine di marzo, quando dopo un banchetto di ufficiali della riserva ad Auxerre, il maresciallo Juin, comandante delle forze della N.A.T.O. del settore << centro-europa » (e come tale dipendente dal comando atlantico) e vice-presidente del Consiglio Nazionale di Difesa (e come tale dipendente dal governo di Parigi), il maresciallo Juin, prendeva la parola per dichiarare che il trattato delìa C.E.D,. era una pura follia. Il clamoroso gesto di Auxerre interveniva do- ~o l' im·pegno solenne che il ministro della difes.a Pleven aveva preso innanzi al Parlamento, di far cessare ogni polemica pro e contro la C.E.D. nell'esercito ed era du11que t1n atto di insubordinazione; esso rappresentava poi l'intervento del militare più eminente francese e per giunt,a di un militare che si sapeva essere stato sicuramente, per le sue alte funzioni, -consultato durante la preparazione del trattato, ed er,a perciò un gesto gravissimo in un regime parlan1entare. Il Presidente del Consiglio Laniel convocò il maresciallo a conferire pel lur1edì 29 marzo, ma l'i11contro non potè avvenire perchè rispettabili impegni privati tennero il Juin lontano da Parigi. Un nuovo convegno fu fissato ,per il 31 marzo, ma nella sera~a del 30 il maresciallo comunicò che non si sarebbe recato all'Hotel M,atignon; il 31 marzo il Presidente del ·Consiglio inviò un'altra lettera e si ebbe un altro rifiuto. La medesima sera del 31 il maresciallo Jt1in ri'badiva a Saumur jl suo pensiero sull'esercjto integrato ed .aggiungeva che il governo che reggeva in quel mome11to le sorti del paese era << une administration sans oreilles ni entrailles, qui poursuit sa besogne de comptable ». Nella stessa notte il Consiglio dei Ministri lo dimetteva da tutti gli incarichi che egli ricopriva e che dipendevano dal Governo fr,ancese: le armi, nella buona logica di un regime di democrazia parlamentare, dovevano cedere alle toghe. Non si può certo fare al maresciallo Juin l'onore di confondere il suo caso personale con quello politico della Comunità Europea di Difesa: egli sara magari s~atoun buon comandante in guerra, anche se è certo che [96] Bibloteca Gino Bianco
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