V. - IL DRAMMA INDOCINESE: PRELUDIO ALLA FINE. La riapertura dei lavori parlamentari, agli inizi di marzo, fu assai poco movimentata: non era necessario, in verità, essere indovini per prevedere che le discussioni st1i problemi economici non avrebbero dato luogo a colpi di scena clamorosi. Il contrasto salariale - che per un momento era sembrato dovesse dar luogo ad un vero e proprio arbitraggio del governo tra le centrali sindacali e il patronnat e che aveva minacciato di spezzare la maggioranza per l'irrigidimento dei ministri del MRP a favore di un aumento del salario minimo garantito - rientrò dopo che il Ministro delle Finanze ebbe presentato con tutta la solennita della circostanza il piano dei << diciotto mesi». Il dibattito ebbe qualche momento di vivacità e l'impazienza dei cattolici si lesse chiaramente nel loro ordine del gior110 (approvato con • confortevole maggioranza) che 11ellasostanza non dava per interamente risolto il contrasto e soltanto lo spostava nel tempo: ma nel complesso l'intèresse del ceto dirigente e dell'opinione pubblica era altrove. Chiusa la conferenza di Berlino erano ormai la preparazione dell'incontro di Ginevra e la polemica sulla Comunità Europea di Difesa che appassionavano gli animi e attiravano l'attenzione di ognuno. Nelle sedute dedicate al problema indocinese, Mendès-France, che faceva da un pezzo figura di r1po dell'opposizione costituzionale, aveva attaccato con violenza il governo per aver accettato a Berlino una conferenza con la partecipazione della Russia e della Cina: a suo giudizio questa era un'ulteriore prova della effettiva volontà di non trattare di quei responsabili del conflitto che ancora controllavano il Ministero degli Affari Esteri e quello degli Stati Associati. Se avessero veramente voluto concludere un accordo, argomentava il leader radicale, essi avrebbero dovuto cogliere già da un pezzo le molte occasioni offertesi ,:ii trattare direttamente col \ 1iet-Minh o avrebbero dovuto almeno afferrare a volo la proposta di un « cessate il fuoco» che il Primo Ministro indiano aveva sulla fine di feb,braio fatta in un discorso al Parlamento di New Dehli. Altri, invece, interve11uti nel dibattito avevano denunciato, con troppo ardita fantasia, nell'incontro di Ginevra \}na prova nuova dell'acquiescenza governativa alla volontà americana e - comunisti o nazionalisti che fossero - avevano approfittato dell'occasione per mescolare insieme affari asiatici ed affari europei e per intentare il processo alla politica di « dimissione nazio- [101] Bibloteca Gino Bianco
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