unità nell'industria e 273.000 nei servizi) più prossima ai rapporti indicati dallo Schema (circa 48,4 % e 51,6 %, rispettivamente) - anche se erratica i11 senso opposto - rispetto alla distribuzione registrlata nel ,biennio secondo la Relazio·ne (226.000 unità nell'industria e 333.000 nei servizi, pari, rispettivamente, 1 al 40,4 ed al 59,6 per cento circa) ( 17 ). In quanto poi alla distribuzione dei nuovi occupati tra Nord e Sud, in base alle percent11iali di cui si è detto, sarebbe dovuto toccare al Mezzogiorno un complesso (42% del totale) di circa 235.000, 237.000 o 247.000 unità addizionali a seconda che ci si riferisca, rispettivamente, al numero ~ffettivo di nuovi occupati tratto dalla Relazione, al numero desunto dallo Schema, oppure al numero sempre desunto dallo Schema, applican(lo però l'ipotesi di correlazione tra incremento del reddito e dell'occupazione. La Relazione non fornisce dati di sorta su codesta ripartizione e nemmeno ne fornisce il Rapporto. Secondo un recente ed accurato tentativo di valutazione degli investimenti industriali effettuati nel Mezzogiorno dal 1950 ad oggi (17 bis), tuttavia, si avrebbe che nel biennio 1955-56 gli occupati addizionali nell'industria meridionale non superano le 50.000 unità. Considerando il probabile incremento di posti di lavoro nei servizi - il cui <<sovr,affollamento », tuttavia, è particolarmente evidente in questa regione - ed anche ammettendo che la stima di cui sopra sia errata per difetto, non si arriverebbe - comunque - ad un complesso di nuovi posti di lavoro, nei settori extra-agricoli, superiore alle 150.000 unità: cifra di gran lunga inferiore a tutte quelle dianzi esposte. Le considerazioni fino a qui svolte non sono certamente adatte - :1 causa della loro grossolana approssimatività - a consentire una precisa e quantitativamente determinata individuazione di divergenze tra situazione reale e situazione <<ideale>>.Appaiono tuttavia sufficienti a formulare, ( 17 ) Questa ripartizione potrebbe indirettamente comprovare l'erroneità dei dati forniti. A prescindere da ciò, comunque, è evidente che un fenomeno di sovraffollamento delle attività terziarie - quale è stato rilevato e denunciato da più parti - non si può econotnicamente considerare creazione di nuovi posti d1: lavoro ( cfr. in tal senso, p. es. la sintesi di tre articoli apparsi su Il Popolo del 18, 19 e 20 dic. 1956, pubblicati in Informazioni· Svimez, A. X - N. 1 - 2-1-1957: << Il Mezzogiorno e il Piano Vanoni >>). ( 17 bis) Cfr. SvIMEZ, Gli investimenti industriali nel Mezzogiorno - Roma, giugno 1957 (Estratto N. 41 da << Informazioni Sv1,'mez »). [70] BiblotecaGino Bianco
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