effettiva importanza che l'insegnamento salveminiano è venuto via via assumend·o nella vita del paese, ad onta degli ostacoli che alla sua maggiore diffusione sono stati sistematicamente frapposti, e forse, alla lunga, proprio per questo. Perfino la televisione che viene considerata come una delle più disossate espressioni del conformismo nazionale l1a trasmesso il giorno della morte di Salvemini un breve ma dignitoso cc servizio ». E i giornali - anche se fautori di posizioni o di correnti ostili, o soltanto diverse, rispetto a quelle che possono considerarsi più influenzate dall'insegnamento salveminiano - hanno pubblicato tutti, salv·o rare eccezioni, adeguate biografie ed equilibrate commemorazioni, quali a•ppunto si addicono alla memoria di un cc maestro ». A questa considerazione di ordine generale se ne devono naturalmente aggiungere talune particolari: il necrologio pubblicato da Il Popolo è stato fra i più obiettivi e sereni, ispirato a quegli stessi valori che avevano legato in una grande amicizia l' « anticlericale » Salvemini e cc cattolici militanti » come Donati e Ferrari; la turpe bassezza dei necrologi fascisti che si sono letti sul Tempo di Angiolillo e sul Roma di Lauro non ci hanno certo sorpresi; ci ha sorpresi invece l'Avanti, che è stato nell'occasione incredibilmente banale; quanto all'Unità, essa, come il Paese, candidamente lasciava trasparire la propria amarezza di non poter celebrare una sola impresa di Salvemini che fosse anche lontanamente qualificabile come quella di un « compagno di viaggio ». Se più sopra abbiamo parlato di « cittadino che protesta » e di « maestro »,. lo abbiamo fatto con riferimento a un articolo che Giovanni Ansald·o ha scritto sul Mattino in occasione della morte di Gaetano Salvemini. Che questi fosse soltanto un « cittadin·o cl1e protesta », e sia pure un cittadino esemplare, ma non anche un cc maestro », sembra infatti, la conclusione cui giunge Ansaldo, a suo tempo firmatario di un manifesto antifascista per la liberazione di Salvemini dalle carceri del regime, poi passato a servire il regime stesso, ora direttore del più in1portante quotidiano di quella Italia meridionale per la cui migliore sorte fu spesa gran parte della vita e furono scritte alcune fra le ·principali opere di Gaetano Salvemini. Certo, se dovessimo confro11tare l'articolo di Ansaldo con la sbavatura di Ugo Oi~tti apparsa ·otto giorni dopo la morte di Salvemini sul Corriere della Sera (il quale è andato a cercarla fra gli scritti inediti di quel fecondo~ e faco11do, cortigiano), dichiareremmo subito la nostra preferenza per il primo: se non altro perché esso celebra in Salvemini proprio l'anti-Oietti, del quale sì che non resta veramente niente, salvo forse proprio quel ritratto che di lui fu a suo tem,po tracciato dallo stesso Ansaldo e che ne fa per lo meno il degno « campione rappresentativo » di uno dei peggiori tipi di italiano dei nostri tempi. Ma Ansaldo (che an11i fa a torto rinnegò come una cattiveria di gioventù quel suo ritratto di Oietti) pur istintivamente ammirando in Salvemini l'anticonformista, forse il tipo di italiano che egli contrapponeva come (40] Bibloteca Gino Bianco ..
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