di Beria, del peccato che gli fu ufficialmente attribuito si è reso oggi chiaramente colpevole Krusciov. Se << spinta liberalizzatrice >> c'era stata alla base, il suo riflesso al vertice doveva consistere, nell'ipotesi del Deutscher, Ì I t nel necessario allargamento della direzione del Paese, cioè in una istituzio-- j nalizzazione della direzione collegiale. La sostanziale liquidazione di que- . I st'ultima, operata da Krusciov, dimostra che, se è vero che c'è una spinta ;, ]iberalizzatrice dal basso, essa non riesce a trovare i canali e gli strume11ti · per esprimersi politicamente e per tradursi cioè in istituzioni ed in norme 1 giuridiche. È illusorio credere che il presunto voto del Comitato Centrale favorevole a Krusciov implichi un allargamento della base del potere. Sarebbe ingenuo pensare che i funzionari del partito comunista sovietico, che snno nominati e controllati dall'alto, rappresentino la base popolare. In un sistema totalitario, l'allargamento della base del potere lo si ottiene garantendo la sussistenza di una varietà di opinioni al vertice della piramide e non assicurando i voti plebiscitari al tiranno. La morte di Stalin ha provocato una lotta per la successione, cioè un interregno - fase tipica di ogni tirannide - durante il quale sono esplose disordinatamente tutte le aspirazioni, le cupidigie, gli scontenti, le forze che erano state tenute ferreamente compresse dal dittatore georgiano (7 ). Ma queste forze non conoscevano e non volevano la democrazia politica: affinché una società passi da una tirannide ad una democrazia, occorre una frattura, un salto, una ( 7 ) Alcuni esponenti del centro-sinistra laico insistono nel sottolineare la impor• tanza dei fermenti revisionistici che si stanno manifestando sul piano culturale in URSS, per dedurne un elemento decisivo di prova della evoluzione della società sovietica verso forme democratiche. A nostro avviso, tuttavia, sarebbe un errore sopravalutare tali- fermenti intellettuali in un'analisi politica. Qui non si contesta, infatti, che nell'interregno, succeduto alla morte di Stalin, ci sia stato un allentamento di certe tensioni ed una liberazione di certe forze sociali (ivi comprese quelle intellettuali) che prima erano completamente schiacciate. Qui si afferma soltanto che in un'analisi politica la puntualizzazione dell'influenza e dell'azione esercitata dalle forze culturali al livello politico è impossibile, e che il critico politico si trasformerebbe in un profeta se presumesse di prevedere il trasformarsi degli innumerevoli rigagnoli, che costituiscono l'attività degli intellettuali, in una grande ondata, in una rivoluzionaria marea politica. La grande marea potrà certamente montare, ma solo se matureranno certe condizioni politiche, attualmente assenti dall'orizzonte sovietico; e per conseguenza essa non può essere presa in considerazione in uno studio politico, che, proprio perché tale, si pone il problema del << quid agendum ». · J Bibloteca Gino Bianco [19] •
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