Nord e Sud - anno IV - n. 34 - settembre 1957

naudi 1957), pur percorso da sentimenti tanto diversi, genera immediatamente una impressione di novità e l'impossibilità di collocarlo ovviamente tra i contributi critici alle vicende del P.C.I., che non sono mancati in questi ultimi tempi da parte di numerosi marxisti italiani. Giolitti non è stato tentato dalla facilità della denuncia scandalistica, nè ha cercato di contrapporre ai dottrinari di partito, maestri ormai nelle citazioni di comodo, una altrettanto inconcludente « lectio sacrae paginae », per rivendicare a sè l'interpretazione autentica della teoria e della prassi comunista. E questo atteggiamento non è stato dettato soltanto dal bisogno di liberarsi dall'ossequio rituale ai testi e di tornare alla meditata intelligenza dei fatti, accogliendo la lezione della storia. V'è una esigenza morale più profonda, la più mortificata dalla pratica comunista: nel momento in cui reagisce alla abitudine delle citazioni di comodo, Giolitti ritrova la dignità del p,arlare in prima persona. << Chacun est plus précieux que tous » - aggiunge Vezio Crisafulli, citando Gide. A quella ritrovata dignità, in altri termini, corrisponde la riscoperta dell'individuo, il cui senso pareva perduto nei lunghi anni in cui era stato preponderante il va ore da attribuire alla <<classe>n>ella sua interezza: E non importava se l'appartenenza al partito-guida della classe operaia, lungi dal dare all'uomo una più piena misura ed un significato vero alle sue azioni, ne mortificava oltre ogni dire la coscienza individuale; se, per chi s'accorgeva che quella appartenenza aveva finito col perdere ogni valore proprio, era pronto il ricatto della << coscienza di classe». Oggi, ,al contrario, si scopre che « la sola fedeltà cl1e conti - per chi si proclama intellettuale, particolarmente - è la fedeltà a 1e stesso, alla voce della propria coscienza ». Sarebbe, quindi, erroneo considerare Riforme e rivoluzione soltanto come 11ncontributo dottrinario, pur se ad ogni pagina si avverte l'abitudine agli studi ed una inconsueta sorvegliata misur,a nella trattazione. In verità, sono proprio le parti dottrinarie tra le più deboli dell'intero scritto: si legga la elaborata giustificazione iniziale che l'autore dà della propria posizione, rispondendo a coloro che, a proposito dell'intervento nell'ultimo Congresso del P.C.I., avevano definito« riformiste>> le sue aff.ermazioni; l'erudito com• plesso di notizie non arriva a comporsi in unità; nè a fornire qualcosa che vada oltre le giustificazioni parziali. Quando, però, si dice che « la teoria e la esperienza d.el socialismo non hanno ancora affrontato adeguatamente i problemi dell'esercizio del potere [44] Bibloteca Gino Bianco

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