Nord e Sud - anno IV - n. 30 - maggio 1957

invece, parla pochissimo e sempre con un tono di benevola condiscendenza. I loro argomenti riguardano la casa, le spese, le villeggiature, le malattie, un piatto nuovo per il pranzo, un invito da fare, ma nulla che vada al di là del cerchio della famiglia. Non mi piacerebbe che il mio futuro marito mi parlasse così. L'errore che, a mio avviso compiono le donne come mia madre sta proprio in questa ammirazione sconfinata che nutrono per l'uomo in quanto uomo, e che spesso non ha ragione di esistere. Sento anche le amiche di mia madre e mia madre stessa lagnarsi dei loro mariti quando sono insieme e non capisco come questo atteggiamento sia d'accordo con l'aria estatica che assumono quando i mariti sono presenti. È una commedia o una vocazione naturale alla servitù? I loro uomini sono, in fondo, come essi li hanno voluti, assumendo, nella vita comune, un ruolo subordinato. Non pensi che io sia una ribelle o una rivoluzionaria. Sono, anzi, una donna che desidera molto essere felice con il compagno che sceglierà, ma su basi chiare e leali, senza vinti nè vincitori». Più chiara di ' COSl ••• Perchè di questo si tratta, della polemica contro la concezione delle madri prolifiche (tanto cara al fascismo), della donna schiava, bestia da soma, angelo del focolare, massaia rurale, della donna-balocco o smacchia-tutto, contro i ginecei in cui si parla solo di bambini, di moda e di cucina: << speriamo che sia finita l'epoca della massaia e che si inauguri l'epoca della donna »; o ancora: << in questa vecchia società scettica e paternalistica, dove si è c~sì larghi di omaggi e di incoraggiamenti per le belle femmine oziose, le donne attive e indipendenti hanno scarso credito»; e anche: << le donne hanno un parere da esporre e una volontà da far valere». Autonomia spirituale, partecipazione della donna alla vita pubblica ( << non basta rimanere nel cerchio della propria lampada, nell'egoismo di propri interessi familiari, per dire di aver compiuto tutto il proprio dovere »), il suo nuovo ruolo nella famiglia e nella società: si comprende bene come siano facili in questo campo le generalizzazioni, i giudizi complessi, secondo la propria mentalità ed esperienza, come sia possibile sfiorare ad ogni piè sospinto il moralismo, e, peggio ancora, il vacuo femminismo. La Garofalo è armata contro ogni possibile critica, per cui il suo libro non può essere scambiato per uno sfogo di suffragetta scapigliata. Anche se non manca la nota stonata - ed è quando la scrittrice pensa ad un go- , verno della donne (che dimenticano di essere in maggioranza rispetto agli uomini) quasi con1e a un toccasana - L'Italiana in Italia nulla ha a che vedere con quei polpettoni socialisti alla Bebel, fine Ottocento. Non mi pare però sufficientemente approfondito il problema del nuovo equilibrio fra la donna di casa e la donna cittadina, produttiva e pensante, sulla scorta, magari, delle esperienze di altri Paesi. La discriminazione è troppo netta e non si comprende bene come si concì-- lierebbero nel << nuovo ordine», per così dire, faccende di casa e lavoro sociale. Ho fatto leggere il libro, per saggiarne le rea-- zioni, a qualche donna niente affatto sprovveduta, nè disposta ad annullare la propria personalità fra pentole e calzini da rammendare. Con tutta la sincera am- [111] BiblotecaGino Bjanco

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