Nord e Sud - anno IV - n. 30 - maggio 1957

torbida, delle regioni del Nord contro quelle del Sud, perchè le regioni del Nord vedono arrivare ogni giorno la gente dal Sud, perchè le regioni del Sud sarebbero uno dei principali « foyers d'emission >> delle migrazioni interne, ad onta della forte quota di spesa pubblica ad esse destinata (1 ). Queste, si deve una buona volta dirlo alto e forte, sono tutte posizioni reazionarie. Anzitutto va rilevato che la situazione di fronte al'la quale ci troviamo non è imperniata sulla questione di Nord e Sud, ma deriva daJlo squilibrio particolare che nel nostro paese caratterizza i rap.porti fra città · e campagna. L'Italia è solo per certi aspetti un paetse moderno) occidentale, e per altri aspetti è invece ancora un paese che mantiene sulla terra una densissima popolazione agricola a bassi livelli medi di p,roduttività e di remu11erazione reale. In Italia, infatti, il decremento della popolazione rurale, fenomeno comune a tutto il mondo occidentale, è stato molto lento: fra il 1936 e iL 1952 la popolazione attiva in agricoltura è diminuita infatti solo dal 48,5 al 41,6°/4 della popolazione attiva totale, mentre ancora più lenta è stata lta diminuzione in termini assoluti della popolazione attiva agricola. Abbiamo oggi una popolazione attiva (maschi) in agricoltura che rappresenta il 41% ( 1 ) Si vedano a questo proposito certe polemiche torinesi, già echeggiate su Nord e Sud, quando si è parlato del MARP e dell'on. A1pino (n.ri 20 - 24)~ È venuta poi l'inchiesta de L'Espresso che ha rivelato una diffusa, penosa, irritazione antimeridionale tra la piccola e media borghesia radicaleggiante e socialisteggiante (i lettori settentrionali dell'Espresso, cioè), che pure dovrebbero rappresentare una zona evoluta di pubblica opinione: non soggetta, cioè, come in questo caso si è rivelata, ,1Hasuggestione di luoghi comuni che oscillano tra un gretto campanilismo a base di ciminiere e un aggressivo razzismo a base di pregiudizi etnico-politici. Il fatto è che la spesa pubblica c'è e l'immigrazione pure: e non ci si d·eve stupire perciò che i pregiudizi dilaghino, che i problemi di assi1nilazione facciano sentire il loro peso, che la lotta per la distribuzione regionale della spesa pubblica assuma accenti demagogici. C'è da stupirsi invece della leggerezza, e magari dell'ignoranza, con cui ambienti intellettuali e politici si atteggiano di fronte a questioni che, oggi più di ieri, richiedono che ci si ispiri a quel senso di responsabilità nazionale che fu dei Jacini e dei Fortunato e che non sembra essere stato presente in ~rte risposte al questionario dell'Espresso; e piace qui citare, per contrasto con queste Jnanifestazioni di leggerezza, l'ottimo articolo di Paolo 11onelli sulla Stampa del 17 1narzo, vero modello dell'atteggiamento di un uomo di lettere settentrionale inteiligente e responsabile. [8] Bibloteca Gino Bianco

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