torbida, delle regioni del Nord contro quelle del Sud, perchè le regioni del Nord vedono arrivare ogni giorno la gente dal Sud, perchè le regioni del Sud sarebbero uno dei principali « foyers d'emission >> delle migrazioni interne, ad onta della forte quota di spesa pubblica ad esse destinata (1 ). Queste, si deve una buona volta dirlo alto e forte, sono tutte posizioni reazionarie. Anzitutto va rilevato che la situazione di fronte al'la quale ci troviamo non è imperniata sulla questione di Nord e Sud, ma deriva daJlo squilibrio particolare che nel nostro paese caratterizza i rap.porti fra città · e campagna. L'Italia è solo per certi aspetti un paetse moderno) occidentale, e per altri aspetti è invece ancora un paese che mantiene sulla terra una densissima popolazione agricola a bassi livelli medi di p,roduttività e di remu11erazione reale. In Italia, infatti, il decremento della popolazione rurale, fenomeno comune a tutto il mondo occidentale, è stato molto lento: fra il 1936 e iL 1952 la popolazione attiva in agricoltura è diminuita infatti solo dal 48,5 al 41,6°/4 della popolazione attiva totale, mentre ancora più lenta è stata lta diminuzione in termini assoluti della popolazione attiva agricola. Abbiamo oggi una popolazione attiva (maschi) in agricoltura che rappresenta il 41% ( 1 ) Si vedano a questo proposito certe polemiche torinesi, già echeggiate su Nord e Sud, quando si è parlato del MARP e dell'on. A1pino (n.ri 20 - 24)~ È venuta poi l'inchiesta de L'Espresso che ha rivelato una diffusa, penosa, irritazione antimeridionale tra la piccola e media borghesia radicaleggiante e socialisteggiante (i lettori settentrionali dell'Espresso, cioè), che pure dovrebbero rappresentare una zona evoluta di pubblica opinione: non soggetta, cioè, come in questo caso si è rivelata, ,1Hasuggestione di luoghi comuni che oscillano tra un gretto campanilismo a base di ciminiere e un aggressivo razzismo a base di pregiudizi etnico-politici. Il fatto è che la spesa pubblica c'è e l'immigrazione pure: e non ci si d·eve stupire perciò che i pregiudizi dilaghino, che i problemi di assi1nilazione facciano sentire il loro peso, che la lotta per la distribuzione regionale della spesa pubblica assuma accenti demagogici. C'è da stupirsi invece della leggerezza, e magari dell'ignoranza, con cui ambienti intellettuali e politici si atteggiano di fronte a questioni che, oggi più di ieri, richiedono che ci si ispiri a quel senso di responsabilità nazionale che fu dei Jacini e dei Fortunato e che non sembra essere stato presente in ~rte risposte al questionario dell'Espresso; e piace qui citare, per contrasto con queste Jnanifestazioni di leggerezza, l'ottimo articolo di Paolo 11onelli sulla Stampa del 17 1narzo, vero modello dell'atteggiamento di un uomo di lettere settentrionale inteiligente e responsabile. [8] Bibloteca Gino Bianco
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