di quei « classici » cui lo legano ormai solt,anto sbiadite reminiscenze liceali. Sono, per lo più, recriminazioni a vuoto, che accrescono il piacere d_ella lettura; il «borghese m'edio » sa, d'altronde, che i «classici» faranno di nuovo ingresso tra le sue passioni pomeridiane soltanto qu,ando Montanelli o Malaparte si decideranno a farne oggetto di una narrazione « condensata», «romanzata» e corredata da tavole a colori, per La Domenica del Corriere, per Tempo, o per L'Europeo ... Fuor di celia, un settore giornalistico la cui gamma intellettuale va da L'Espresso a Oggi, da Epoca_ a Visto (cioè attr.aversa, da un settimanale all'altro, notevoli gradazioni di qualità e di gusto, e pr.esenta in ciascuna testata un diverso problema di comunicativa, un metodo diverso di divulg.azione) non può essere oggetto di una critica globale, la quale non potrebbe non risultare generica e ingenerosa. Fermi restando certi caratteri tecnici ,comuni al «genere», non si può fare altrimenti che cogliere il buono e il cattivo di ciascun giornale, come noi abbiamo tentato di fare. Sul rotocalco in generale, non ci resta che sottoscrivere certe stringate osservazioni che · sono recentemente apparse sulla rivista Occidente: << il rotocalco ha assolto, in quest'ultimo decennio specjalmente, un ' servizio ', nella pubblicistica . italiana, di notevole importanza e significato. Ha esplorato il panorama politico e di costume del nostro paese, fornendone una ritrattistica a volte esagerata ma più spesso esatta; ha creato un giornalismo nuovo, in cui influsso si è in parte rispecchiato nello stesso giornalismo quotidiano. Nelle sue espressioni più facili e deteriori ha solleticato sentimenti e passioni ' qualunquistiche', ma anche in ciò ha consentito di guardare, attraverso di esse, alla composita struttura morale italiana, consentendo di individuarne le deficienze e le stesse degenerazioni >>. E questo è, come si vede, un bilancio largamente positivo. NOTA Gli articoli sul settimanale di attualità comparsi in questi ultimi anni hannò avuto per lo più l'impronta di inchieste giornalisti~he, ed hanno limitato il loro interesse al solo dopoguerra ( dalla nascita dell' « Europeo » in poi), accemìando solo di sfuggita. ai «rotocalchi» più antichi, ed in genere alla pubblicistica culturale del tardo periodo fas~ista. A questo proposito, di utilità molto relativa può riuscire il volume di Augusto He~met, « La ventura delle riviste » (Firenze, 1941), abbastanza informato, ma vi- · ziato, nella esposizione, da una certa oscurità di stile, derivante - ci pare - da compiacenze simbolistiche ed ermetizzanti. Sotto il rispetto documentario 1 , per un censi- [59] Bibloteca Gino Bianco I
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