Nord e Sud - anno IV - n. 29 - aprile 1957

meglio, la loro trasparenza allusiva, dove 11ullaviene mai <<predicato», ma una reazione ed un giudizio appaiono impliciti nella scelta stessa dell'argomento, o vengono avanzati, senza parere, in qualche angolo della narrazione; l'uniformità di stile si afferma nell'Espresso in manier.a sempre _più evidente. E ci accorgiamo di andar ripetendo, in sintesi, quello che dicevamo a proposito dell'Europeo dei primi tempi. Ma dall'Europeo all'Espresso~ pur nella affinità formale, corre tuttavia una distanza che va misurata sul tempo, e che risulterà ancor più profonda quando si rifletta all'ambiente in cui i due settimanali videro rispettivamente la luce. Nel primo Europeo c'era l'esperienza dell'immediato dopoguerra con tutta la sua austerità e le sue incognite; ad un paragone diretto, L'E,spresso avrebbe l'aria di un giornale quasi frivolo, appartenente ad un'epoca più leggera, nella quale appare intento a specchiarsi con qualche dissimulato compiacimento. L'Europeo era tutto milanese, L'Espresso è tutto romano. Delle due metropoli, Roma è la scoperta o l'invenzione di questi nostri anni, la vera fi.glia .del secolo, mezza <<nostalgica » e mezza cosmopòlita, coi suoi turisti e i suoi «intrallazzi», con la sua sonnolenza vernacola e la sua levantina vivacità. Nell'esu1 beranza del settimanale di Benedetti c'è anche questo dover descrivere, con parole e con immagini, un modo di vita in cui ogni cosa appare mescolata .con cento altre in una guisa disordinata e quasi irriverente, ed in cui i confini tra il serio e il faceto, la politica e il costume, la religione e la coreografia, l'affarismo e la mondanità, la letteratura e lo snob, e viceversa, appaiono superati di continuo. Il registrare tutto questo oggettivamente, «automaticamente», è una fatica che già contiene in sè un motivo di successo; ed è in questa atmosfera che la narrazione di uno scandalo economico o di una « operazione » politica può riuscire a volte più divertente e stimolante di un articolo sugli amori di una principessa reale o di una diva del cinema, e additare in pari tempo, al lettore soltanto «politico>>, un limite dell'Espresso: il sentore di un atteggiamento troppo spregiudicato e << giornalistico>> per poter essere in ogni caso rigoroso ed attendibile. Ma anche questo è un inconveniente, per così dire, interno alla formula che L'Espresso si è data, a mezza strada • tra la « denuncia » e il sorriso. Certe alte vette di radicalismo politico e morale, raggiunte sovente dal giornale, sono tali, prese da sè sole, da predisporre il lettore ad una requisitoria severa, e perfino un po' acida, [46] BiblotecaGino Bianco

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