zione rispetto all'industrializzazione, una funzione da cui non si può prescindere quando si tenga conto della effettiva situazione demografi.ca della campagna meridionale; e così crediamo che le •prospettive dell'industrializzazione nelle regioni meridionali siano assai più ampie di quanto il gusto paradossale dell'on. Corbino non ami credere, sempre che ci si adoperi a rimuovere ostacoli, a vincere resistenze, a realizzare certe condizioni. Non potremo dunque offrire all'Europa una mano d'opera altamente qualificata perchè i quadiri specializzati che riusciremo a formare sono necessari a quell'industrializzazione cui deve essere riconosciuta la giusta priorità. Ma ciò non vuol dire che i paesi europei d,ovranno difendersi da una indiscriminata e .massiccia immigrazione italiana con barriere più alte e più fitte, ad onta dei buoni propositi manifestati con l'istituzione del Mercato Comune. Nè vuol dire che, ove si ritenesse di non poter mandare a monte il Mercato Comune per il solo timore delle difficoltà che si incontrerebbero nel settore della mano d'opera, si verificherebbe quella « invasione » del mercato francese e non solo francese, agit.ata come uno spettro da Mendès France. Il punto d'incontro fra la domanda europea e l'offerta italiana può e deve essere trovato. Anzitutto, quando si p.assa a considerare la situazione dei singoli paesi che avanzano sul mercato europeo del lavoro una domanda di mano d'opera, si rileva che alla loro economia è venuta a mancare, e verrà sempre più a mancare, anche la mano d'opera ordinaria, i minatori, i salariati agricoli, i manovali, quelle categorie cioè cui è sufficiente una qualificazione a carattere primario. Di qui il primo allargamento delle prospettive che sul mercato europeo si Ì'ntravedono per un ulteriore sviluppo dell'immigrazione dal nostro paese. Se poi è vero, come è vero, che per le proprie ancora insolute deficienze strutturali l'Italia non ha la possibilità di dotare in un breve ciclo di anni tutte le proprie eccedenzedemografichedi un'alta qualificazione, è anche vero che l'Italia può offrire al mercato internazionale del lavoro contingenti di mano d'opera forniti di una qualificazione media: della quale, oggi e più ancora domani, pure si avverte necessità nei paesi europei. Di tutto ciò dobbiamo essere cons,apevoli noi e gli altri, se vogliamo trovare quel 1 punto d'incontro che può essere trovato e se vogliamo agire nei 1 negoziati che concernono i movimenti di mano d'opera con un moderno spirito europeistico e non secondo una gretta visione nazionalistica. [14] Biblioteca Gino Bianco
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