scente politicizzazione delle masse, la diffusione dell'alfabeto, i metodi di cultura popolare e di partito, il diffondersi di sempre più ,agevoli mezzi · di conoscenza hanno creato per la stampa quotidiana un mercato potenziale incomparabilmente più vasto, le cui esigenze vanno da essa soddisfatte, pena lo s~adimento dalla sua funzione. Il problema qualitativo, nella stampa italiana, è tale da esaurire e quasi seppellire in sè tutti gli altri aspetti e problemi. Nei maggiori paesi europei esistono due tipi di quotidiani: quello di informazione, facile, popolare, a volte scandalistico, ad altissima tiratura, e quello « d'opinione>>, a diffusione molto più limitata ma ad alta ,autorevolezza. La distanza che distingue, per fare gli esempi più noti, il Times dal Daily Mirror o Le Monde da France-soir non è soltanto nella migliore qualità dei collaboratori, nel più alto pregio dei servizi, ecc.; è .anche e soprattutto una differenza « di specie», di «intenzione», deriva, insomma, da una tacita divisione dei compiti. In Italia tale distinzione non esiste (o comincia ad esistere solo ora, e in misura troppo limitata), e Gramsci tentò di fornire una spieg.azione. << La divisione netta, esistente in Francia, tra giornali popolari e giornali d'opinione, non può esistere in Italia - egli scrive - dove manca un centro così popoloso e culturalmente dominante come Parigi, e dove esiste minore ' indispensabilità ' del giornale politico anche nelle classi superiori e cosiddette colte>>(21 ). Altri osservano che tale rigida distinzione non può sussistere da noi, perchè sia il giorn,ale prettamente popolare, che quello propriamente d'opinione necessitano (per raggiungere la diffusione o l'autorevolezza che hanno in altri paesi) di un mercato nazionale: la stessa conformazione geografica del nostro p.aese, allungata com'è da Nord a Sud, è tale, al contrario, da impedire un rapido irradiamento dei quotidia11i da un eventuale centro di produzione a tutte le sedi di periferia (così come può più facilmente avvenire nel caso di Londra o di Parigi), e da facilitare, consegue11temente, lo sviluppo di diecine di organi di stampa a diffusione regionale o provinciale. In Italia si continua insomma a fare dei giornali « a formula media >>,in modo da soddisfare alla meglio, con una sola testata, nel maggior numero possibile di sfumature, i vari mercati locali. · Nè l'una nè l'altra di queste spiegazioni è del tutto esauriente, nè riesce ( 21 ) Antonio Gramsci, Gli intellettuali e l' organt·zzazione della cultura (Torino, Einaudi, 1949), p. 157. [27] Bibloteca Gino Bianco
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