Nord e Sud - anno IV - n. 26 - gennaio 1957

le teorie in proposito escogitate dai sovietici. Ci sembra che l'assunto sia stato nel complesso vittoriosamente provato dall'eminente giurista viennese; in tal modo ulteriormente saggiandosi la bontà e la fecondità di quella sua tanto fraintesa teoria pura del diritto. La qual teoria - è opportuno ricordarlo -, a torto accusata di vieto formalismo, a torto contestata nella sua pretesa di condurre· una rigorosa indagine scientifica in un ambito del resto altrettanto rigorosamente delimitato, ebbe il merito non ultimo di aprire in Occidente, decenni or sono, una breccia sulla via della co1nprensione dello specifico ordinamento giuridico dell'URSS, proprio in vista dei suoi rivoluzionari canoni ermeneutici. Ma è un merito per noi indiscusso e tuttavia non sufficiente ad evitare, da parte dei giuristi sovietici, un totale e giustamente lamentato dall' A. fraintendimento del sistema kelseniano. Il primo capitolo del volurne è dedicato ad un minuzioso esame del pensiero , di Marx ed Engels, esame condotto raccogliendo e confrontando i numerosi passi che nella loro voluminosa opera i due dioscuri del << socialismo scientifico », en passant, dedicarono ai problemi qui considerati. Il metodo d'indagine, il sisten1a delle citazioni cioè, non è certo scevro di pericoli. Ma non ci sembra che la verve polemica del K. abbia complessivamente colpito nel vuoto. In taluni punti - come nota il Treves nella nota introduttiva premessa a questa traduzione italiana - il K. può avere mancato il bersaglio; può avere addirittura equivocato, come ha ritenuto Lelio Basso nella recensione pubblicata in Mondo Operaio (1956, 396) sul1' effettivo significato attribuito da Marx a taluni fondamentali concetti della sua teorizzazione, quale quello della ideologia nei suoi rapporti con la realtà; ma resta, in definitiva, acquisita, attraverso l'accurato esame del K, la scarsa consistenza, quanto meno l' approssimatezza, delle tesi marxiste, di cui vien confermato il residuo giusnaturalistico ed utopistico. E di tale aipprossimatezza proprio uno studioso che si qualifica ortodosso in senso marxista, come Basso, dà autorevole conferma nella citata recensione. Il dire che non è difficile, col metodo di K., accusare Marx ed Engels di imprecisione o magari di contraddizione perchè si procede col metodo di citazione di brani << prescindendo completamente dalle circostanze in cui sono stati scritti '>; perchè il pensiero dei due autori si è storicamente modificato nel giro 9ella loro pluridecennale attività; perchè Marx ed Engels << non si sono mai proposti di scrivere una trattazione scientifica sui fondamenti del diritto e dello stato »; perchè i passi crnnsiderati appartengono quasi tutti a scritti polemici dove non può esige~si il rigore terminologico; tutto questo, insomma non equivale a riconoscere implicitamente il complessivo pressapochismo che K. illustra? Seguono, dopo un capitolo, purtroppo scarso, dedicato al pensiero di Lenin, le parti in cui si esaminano le tre notevoli teorizzazioni del primo periodo sovietico, quelle di Stuchka, di Reisner e di Pashukanis. È l'epoca della vittoriosa instaurazione del regime sovietico, della concreta esperienza proletaria del potere. I nodi centrali delle tesi marxiste circa la fine dello stato e del diritto in concomitanza col definitivo instaurarsi del comunismo e quelli, soprattutto, concernenti le \. [117] BiblotecaGino Bianco

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