Capitalismo americano Certe considerazioni di Max Salvadori sull'economia americana, che s1 leggono ora anche in italiano nel volume Capitalismo democratico (Roma, Opere Nuove, 1956), sono una riprova dell'utilità degli studi che nascono dall'incontro di esperienze diverse. La rivista di Henry Luce, Lif e, commen- _tando il libro cli Salvadori, scrisse: cc Lo straniero che guarda all'America con occhi nuovi, qualche volta scopre cose che sfuggono agli stessi americani o che gli americani non riescono a comprendere appieno. Così fecero De Tocqueville e Bryce e, negli anni più recenti, così ha fatto André Siegfried. Ma Salvadori, lo studioso europeo dei problemi americani tanto apprezzato dal Presidente Eisenhower, fa qualcosa di più: non ·vede solo quello che agli americani sfugge; ma vede anche che gli stranieri trovano in America quello che in America non c'è >>. Se giudizi autorevoli, come quello di Eisenhower o d~lla rivista Li/e, non lasciano dubbi sull'interesse suscitato dal libro negli Stati Uniti, ci sembra, d'altra parte,· di dover rilevare che Max Salvadori, scrivendo i suoi saggi (perchè il suo libro è appunto una raccolta di saggi), teneva piuttosto gli occhi volti all'Europa che agli Stati Uniti. Non c'è alcun dubbio, infatti, che le considerazioni, che egli svolge, non si propongono come obiettivo di apportare un contributo alla scienza economica americana, ma di introdurre un motivo polemico nella lotta politica europea, ed italiana in particolare. È, per intenderci, come se il Salvadori avesse voluto rivolgere un discorso a certi suoi (e nostri) amici del centro-sinistra laico, i quali hanno soggiaciuto e soggiacciono ad uno schema di politica estera (ed insieme di politica economica), che è una delle più dannose ingenuità di questo dopoguerra nel nostro Paese. È lo schema di un'America conservatrice, dominata _ancora da concezioni economiche ottocentesche e largamente superate dai tempi, di un'America che non ha fatto le ·esperienze del socialismo europeo e che è quindi retta da un sistema politico-economico sostanzialmente reazionario, a cui bisogna contrapporre un'Europa socialista e democratica (oppure un'Europa social-democratica - che per alcuni è la stessa cosa, per altri no), alla av~nguardia cioè del progresso economico e sociale. È l'idea della terza via tra il capitalismo americano ed il comunismo russo; è la concezione del «ponte» che bisognerebbe gettare tra Washington e Mosca, realizzando al tempo stesso il miglior sistema politico-economico possibile, e liberando i partiti e le ideologie europee dalla soggezione ad ideologie ed a partiti di paesi extraeuropei. Esponendo il cc sistema» americano, Max Salvadori non ha difficoltà a fare giustizia di un'impostazione evidentemente sbagliata, perchè si ostina a considerare ed a giudicare la realtà americana con criteri europei, perchè BibliotecaGino Bianco [70]
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