Nord e Sud - anno III - n. 25 - dicembre 1956

nomeini senza andare alla loro radice. Una siffatta considerazione vale però anche nei confronti della spiegazione fornita dallo Hunt, che cioè i pressure groups siano conseguenza del particolare sistema di governo degli Stati Uniti. È nella dinamica di una società moderna ultra-articolata, nella laboriosità çlei suoi processi di assestamento, che si possono rintracciare le ragioni più vere dei gruppi di pressione, almeno di quelli di cui si occupa di preferenza la scienza politica contemporanea. E perciò conviene nO!Il lasciarsi fuorviare dalla tentazione di andar scoprendo nella storia passata i precedenti, e tenersi ad una conclusione provvisoria: di considerare c~oè solo quei pressure groups che agiscano in regimi di democrazia. fa forse una tale conclusione può essere ulteriormente approfondita. Dc Marchi ha ragione quando scrive, ad esempio, che i pressure gr:oups possono esercitare una funzione di estrema importanza in un/a società dove i partiti non possono svolgere liberamente le loro attivi,tà, ma che ciò implica « UJ11 giudizio negativ~ sulla democraticità di quelle società». Solo che forse una tale valutazione guadagnerebbe in chiarezza e comprensività ad essere espressa in forma più radicale. Certo la società totalitaria chimicamente pura non esiste (come non esiste la società democratica chimicamente pura): ma in un regime totalitario il modo in cui si vengono a creare i diversi corpi sociali, la loro configurazione, le loro tecniche di espressio~e e di lotta, finalmente la 'loro dinamica, sono profondamente originali. Ogni parag01ne con fenomeni. analoghi dei regimi democratici condunebbe a generalizzazioni assai poco istruttive. Si deve perciò convenire che i pressure groups di cui si interessa la scienza politica contemporanea sono figli del regime democratico e vanno studiati come tali. Questo ci porta al cuore del problema: ai rapporti· cioè tra pressure group,.y e regime democratico. Sarebbe certo molto lontano dal vero l'atteggiamento di chi, muovendo dal rilievo che i gruppi di pressione sono figli del regime democratico, si chiudesse in una sorta di candido ottimismo e finisse col considerare la fioritura di siffatti gruppi come un fatto assolutamente fisiologico. Che sia la dinamica di una società moderna ed ultra- ~rticolata, di una società democratica, a sentir necessità di un nuovo « jstituto )), non significa che ad un dato momento del suo sviluppo questo « istituto » non possa diventare un fatto patologico. 1 Ia non sembra possibile esprimere questo processo di degenerazione adottando le espressioni del De 1\tfarchi ed osservando che esso si verifica quando gli interessi fatti valere dai gruppi di pressione sono tali « che non possono essere fatti pesare coi metodi dei pàrtiti ». All'osservazione che si è fatta più sopra (la conseguenza cioè di un parlamento corporativo) se ne può aggiungere un'altra: che non si può ammettere il partito politico come unica pietra di paragone di legittimità politica e come unica articolazione della vita democratica. l\ifi sembra perciò [68] BibliotecaGino Bianco

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