nome), trovatasi all'improvviso, in quel giorno di nozze regina; vicino il forte marito accadde che non solo era la sua festa, ma, la sua mente adatta a ' . distinguere, dispose con infrangibile giustizia gli elementi della verità: vide Alfeo più debole di lei, un passerotto che batte poveramente le ali, presa una gambina nel far della notte alla tagliola; vide il nibbio suo padre, ligure testardo, dongiovanni campagnolo, che di continuo confondeva orgoglio e onore; e la zia Virginia, quel giorno di nuovo miracolosamente animata, ma tarpata la sua mente nello zitellaggio, gli occhi velati dalla ragnatela dell'inutile attesa; vide quale candore splendesse nel viso della zia Lisetta, bella e santa, il suo lucignolo per quell' « omaccio >> cambiatosi in fiamma, ed ora, mentre il pranzo si svolgeva, le ricambiava lo sguardo con una fraternità che non allumava in nessuno dei suoi parenti ... Non c'è, si può dire, borghese italiano, provveduto di qualche radice tradizionale e sociale, che gu,ardandosi alle spalle non trovi un quadro di famiglia simile a questo, che di fatto sintetizza e simboleggia compiutamente in pochi tratti gli elementi che ritornano diffusi e insistenti in tutte le memorie che si son lette o udite, di quell'ultimo Ottocento a cui si è fermata la borghesia della provincia it;aliana... Ma dietro questo simbolo manca_una storia, o anche un mito, una polemica che lo giustifichi, Nel narratore non c'è rivolta, ma non c'è nemmeno amore per questo passato che non ha veramente continuazione nel presente: la sua enfasi lirica è quanto mai generica, è quella solita del narratore italiano di memorie - un genere a cui sono arrivati tardi, per imitazione, e che trattano in maniera incorreggibilmente rettorica. I suoi Biassoli non sono che un esemplare, dipinto con particolare maestria, degli innumeri 'ritratti di fami- > glia che p·endono nei salotti di tutte le case di provincia italiane, e il fatto che il racconto si conchiuda e si definis~a come una composizione funeraria, non indica, come a molti è parso di giudicare, un gusto morboso del macabro (così come non era morbosa, ma eminentemente rettorica, la insistenza sul motivo sessuale nei due precedenti libri), ma solt;anto la giustificazione letteraria, addotta nella maniera più esterna e decorativa, dell'incapacità dello scrittore a sentire questo passato, ch'egli così sapientemente ricostruisce, come una materia viva, come parte di se stesso, come storia che è storia contemporanea. Lo. stesso carattere funerario ha il racconto del C,assola, ma questa volta inteso non come elegante decorazione letteraria, bensì come motivo di pietà e di edificazione, come scorato richiamo contro l'indifferenza che BibliotecaGino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==