Nord e Sud - anno III - n. 25 - dicembre 1956

poli e non una delle persone che presero parte al gioco da solotto fu sfiorata dal dubbio che il Rea poteva dire la verità; che il Rea, fino a prova -contraria, non era una persona sospettabile; che si era comportato bene, che aveva lasciato un giornale borghese per uno comunista, che si era sempre prestato e pubblicamente a fare ciò che credeva il suo dovere. Niente di tutto questo. Furono tutti d'accordo che io ero un pazzo vanitoso, un venduto alla reazione, un poco di buono, e non aggiungo qui le parole che mi furono rivolte per lettere anonime e per telefono. I più ostili -sidimostrarono coloro che o non erano iscritti al Partito o se ne erano allontanati senza chiare motivazìoni o che si limitavano, con inverosimile e un po' ridicola prudenza, a fare i compagni di strada. Per ~olti uomini sarebbe bastato un siffatto atteggiamento per rompere senza altra discussione. Ma poiché ho da trattare con me stesso, con una natura incerta, dubbiosa, maturatasi sempre dubitando, nemica di pronunciar sentenze, cominciai a temere della mia stessa sincerità. Cominciai a riflettere sul particolare che ero stato appena quattro giorni in Cecoslovacchia e che di un intero paese avevo visto e non bene e non in ogni punto la sola capitale; che la mia visita si poteva definire uno .sguardo fuggevole e non una verifica accurata; e, ridottomi a questo punto, cominciai a. credere che veramente la mia testimonianza fosse di scarso, di equivoco valore. Io stesso, altre volte, mi ero levato contro viaggiatori dell'URSS accusandoli di essere stati laggiù poco più o meno di un mese. Ora l'accusa si ritorceva contro di me. Ma il più profondo motivo, che mi fece dubitare di tutto quanto avevo visto, fu l'avanzante e tremendo complesso del traditore. Poiché non riuscivo più a dominarmi e a credere ciecamente in me stesso, se avessi avuto ancora la forza di descrivere il veduto, non essendo certo, avrei peccato di leggerezza e spinto verso il dubbio migliaia di lettori, che sopportano una vita di sacrificio solo nell'attesa della redenzione comunista. Meglio, molto meglio .ascoltare chi, in questa difficile materia, ne sapeva più di me. E seguii il consiglio di coloro che mi dissero che il comunismo è una strada lunga dar percorrere, che il cattivo di oggi si trasforma nel buono di domani; che per alcune mie impressioni, opinabili, avrei reso un cattivo; imperdonabile servizio, alla grande causa comunista e « invitato a nozze la reazione». Potevo avere ·rutti i miei dubbi, ma li dovevo tenere o per me o riferirli ad amici fidati; dalla fede solida, secondo [27] BibliotecaGino Bianco

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