in fondo che la e.attiva faccia di una loro giusta esigenza di raggiungere il coordinamento della propria azione con le fondamentali espressioni, iniziative e direttive di diversa natura in cui si esplica la vita sociale. Oggi questo bisogno di coordinamento, sopratutto con la politica e l'economia, è più ch~aramente percepito e manifestato. In altre parole - e qui tocchiamo la questione che desidero trattare -- gli urbanisti fanno oggi un'offerta di coordinamento: ma a tale offerta non corrisponde per ora un'adeguata risposta dei politici, degli economisti, dei sociologi, degli esponenti della cultura. A dire il vero i politici hanno mostrato di cominciare a percepire l'offerta. La partecipazione al 6° Congresso dell'INU di parlamentari e di responsabili di amnµnistrazioni centrali e periferiche è significativa e di buon auspicio sotto questo riguardo. Ma la risposta e controproposta degli economisti - o meglio dei responsabili dell'attività economica del Paese - si fa ancora attendere. E si percepisce ormai che senza questo intervento tutto il discorso degli urbanisti finisce per zoppicare, e la loro iniziativa, non avendo modo di armonizzarsi ad una p,arte così determinante della vita nazionale quale è quella dell'attività produttiva e più generalmente economica, rischia di fallire o di realizzarsi in modo troppo parziale, e perciò deformato. Come possono formularsi dei piani di sistemazione urbanistic,a - comunali, intercomunali o regionali che siano - senza che si conoscano, in modo sufficientemente particolareggiato, i programmi o le previsioni di sviluppo e di localizzazione economica? La risposta circa l'impossibilità di procedere bene in tali condizioni non mi sembra dubbia: e, poichè in ogni caso comuni, gruppi di comuni e regioni procedono e procederanno a formulare i loro -piani urbanistici, determinando così un corso particolare e, come si diceva, probabilmente deforme di avvenimenti e interessi economici e di fenomeni e di strutture sociali, detta risposta non può che ,accompagnars1all~ affermazione dell'impellente necessità che in sede culturale, come in sede operativa e ammipistrativa, si realizzi sistematicamente, al centro e alla periferia, la collaborazione tra urbanisti e responsabili della politica economica. La questione, a mio parere, trova il suo fulcro nelle prospettive di localizzazione industriale. Non vi è bisogno di dimostrare che l'economia odierna si impernia [96] BibliotecaGino Bianco
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