Nord e Sud - anno III - n. 24 - novembre 1956

mocratico e da quello liberale. Era, come si .vede, una via rapida .e.. sbrigativa per uscir fuori dalla crisi. I rappresentanti degli altri partiti èlel cosiddetto cc centro democratico » non furono però dello stesso parere. L'on.le Lupis pensava doversi esaminare la situazione alla stregua delle decisioni dei gruppi parlamentari regionali, come si era espresso l'esecutivo centrale del P.S.D.I. Gli organi responsabili del P.L.I., da parte loro, sospettando di essersi lasciati prender troppo la mano dagli avvenimenti e dall'inziativa di Gullotti, avevano diramato un loro comunicato, in cui si faceva praticamente marcia indietro, affermando che le cc difficoltà interne della D.C. siciliana debbono essere innanzi tutto discusse e risolte in seno alla stessa D.C. affinché ne consegua per i partiti· alleati la possibilità di una più chiara valutazione della situ azione » • In verità era avvenuto che il fatto che Alessi, in qualità di Presidente della Regione siciliana, era stato chiamato a Roma per essere giudicato dai dirigenti del suo partito, faceva capovolgere la situazione a suo vantaggio. cc Dov'è finita l'Autonomia regionale? » si dice ,che in quell'occasione avesse detto don Sturzo, opponendosi a Fanfani; « possibile che questo signore consideri tutti suoi proconsoli? ». La crisi si ~oncludeva perciò di fatto a Roma, col fallimento dell' « operazione Gullotti ». Nella seduta parlamentare del 26 luglio, il disegno di legge per l'esercizio provvisorio veniva approvato dall'Assemblea riunita in s~duta straordinaria con 53 voti favorevoli e 35 contrari. Anche in questa votazione si può notare però l'azione di cc franchi tiratori » democristiani. Infatti, essendo 29 i suffragi complessivi delle sinistre, ed essendosi i monarchici astenuti # dalla votazione nominale, appare evidente che i 6 voti contrari dovevano appartenere a deputati che votarono in senso contrario a quello dichiarato dal loro gruppo. Si torna così a· parlare, e da parte della stessa Sicilia del Popolo) che nei giorni precedenti aveva aspramente stigmatizzato il presidente Alessi, di « saldo blocco della compagine democristiana » schierata attorno al governo. Ma appare chiaro che il partito di maggioranza ed i suoi alleati al governo, nel timore che il persistere della situazione avesse potuto compromettere anche la collaborazione dei tre partiti in campo nazionale, intesero evitare che la crisi siciliana giungesse ad un punto di rottura. È però legittimo pensare che tutto ciò ha solo l'aspetto di una tregua, e che quanto prima tutti i gruppi si mobiliteranno nuovamente per ripren·dere la lotta, non appena lo consentiranno le condizioni politiche generali. . SALVATORE ONUF,RIO Proprio mentre stiamo per dare alle stampe queste pagine) leggiamo che la « tregua » è stata rotta. Il governo A lessi si è dimesso dopo che, a voto segreto) i bilanci p,er il '56-57 sono stati respinti alla' Sala d'Ercole' con 42 voti [48] BiblotecaGino Bianco

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