gli altri, ha sentito la necessità di ispirare la propria azione a questa interdipendenza dell'europeismo e del meridionalismo, è agli animatori della ripresa della Fiera del Levante che si deve pensare. Essi hanno voluto fare della Fiera il luogo d'incontro delle due esigenze di fondo dell'economia meridionale: acquisto di manufatti e di beni strumentali; smercio di derrate tipiche e dei prodotti derivati dalla loro trasformazione industriale. Ma, per imporre sui mercati esteri i prodotti tipici della economia meridionale, bisogna realizzare certe condizioni di qualità e di prezzo, e bisogna anche aprire il nostro mercato ai prodotti che il mercato internazionale offre a condizioni vantaggiose, anche quando ciò dovesse incidere su certe artificiose produzioni della nostra industria. Qui non ci riferiamo tanto alla qualità, ma anche e soprattutto alle possibilità dei costi. Se al mercato meridionale si continueranno ad offrire, senza possibilità di scelta, manufatti e beni strumentali a prezzi di monopolio; se per proteggere queste produzioni artificiose si contir1ueranno a seminare ostacoli sulla strada che dovrebbe condurre sui mercati esteri le nostre specialità; se corporativisti, sezionalisti, protezionisti di parte padronale e di parte operaia si mettonò a strillare ogni qualvolta si vuole importare un vagone di concime tedesco o un motore inglese, e se quello stesso Giornale d'Ita.lia, o analogo foglio inintelligente, che concede tanto rilievo tipografico alle manifestazioni della Fiera del Levante, tiene le sue colonne a disposizione di tutti i « trivellatori », allora, se tutte queste cose sono sempre destinate a ripetersi, il nostro destino economico è segnato: sarà ancora e sempre il pauperismo. Alla Fiera del Levante, dicevamo, devono incontrarsi i prodotti industriali del Nord e i prodotti tipici del Sud; ma gli uni, per non gravare sugli altri, devono riflettere una situazione di sanità eco1I1omica,ed entrambi devono essere inseriti nel mercato internazionale. Siamo tornati dunque all'indirizzo di liberalizzazione della politica del commercio estero, alla necessità di mantenere fermo quell'indirizzo. Nella misura in cui la Fiera del Levante ci ricorda sempre questa necessità, a buon diritto la si può definire un centro motore del progresso meridionale che, « per la sua capacità di circolazione occidentale ed orientale, mette costantemente a contatto l'agricoltura e l'industria con il mercato, innestandosi razionalmente nella connessione fra politica d'investimenti e commercio estero, fra azione della Cassa per il Mezzogiorno e liberalizzazione degli scambi ». Sono anche queste parole del signor Presidente della Repubblica. CARLO MAGGI • [73] Bibloteca Gino Bianco
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