che è la napoletana 1\tI0 1 stra d'Oltremare) non ha impedito alla rassegna fieristica barese di assurgere progressivamente, dalla sua ripresa nel primo dopoguerra alla attuale ventesima edizione, alla dignità di una funzione nazionale ed internazionale che a buon diritto possono definirsi liberali. Sensibile alla eco di una antica e vitale tradiz-ione meridionalista, rompen~o la scorza di retorica di cui l'aveva circondata il fascismo, la Fiera del Levante ha alzato la bandiera della liberalizzazione degli scambi, della politica per le aree depresse, dell'integrazione economica europea; e ha rettamente interpretato i compiti che gli venivano proposti dal momento storico e politico. Ancora una volta, quindi, in questa nota, vogliamo definire e la funzione europea e la funzione meridionalista della Fiera del Levante. La validità di una moderna fiera internazionale consiste nella capacità di imprimere alle correnti ,d,i scambio nuovi imp,ulsi; di avvicinare le sfere economiche complementari per integrarle, quelle concorrenti per facilitare il raffronto fra i loro prodotti e stimolare la feconda gara dei prezzi. In un inondo come il nostro, in cui il problema dellia liberalizzaziOIIle degli scambi stenta a trovare la strada delle soluzioni definitive, le fiere internazionali rappresentano quindi non soltanto lo strumento per correggere questa o quella crisi commerciale, non soltanto uno sforzo per conseguire un maggior equilibrio economico, ma il richiamo costante e puntuale alla esigenza della massima espansione degli scambi come massima espansione di civiltà. E bene ha fatto la Fiera del Levante a intitolare la rivista mensile di cui si è fatta promotrice: « Civiltà degli Scambi ». Perchè non sempre le fiere internazionali si danno cura di esercitare il detto richiamo: basti il caso, ricordato dall'Espresso., dell'altra grande fiera italiana, la Fiera di Milano, « dalla quale in più occasioni si sono mosse richieste per il mantenimento di quella politica protezionistica che il Governo italiano andava abbandonando », consapevole della sua ineliminabile contraddizione con ogni politica meridionalista ed europeista. Le fiere internazionali che si svolgono in Italia hanno naturalmente il compito di .facilitare alla nostra produzione la ricerca di nuovi sbocchi: tanto per i prodotti del triangolo industriale, quanto per le tipiche derrate agricole del Sud e per i prodotti che derivano dalla loro trasformazione. Ma essie hanno anche e soprattutto il compito di riproporre l'assolvimento da parte del nostro Paese di una specifica funzione europea: quella di operare il massimo di saldatura compatibile con la situazione politica fra l'economia dell'Europa occidentale e l'economia dell'Europa orientale, fra i Paesi industriali dell'Ovest e Nord-Ovest europeo e i Paesi in corso di industrializzazione del bacino mediterraneo, del vicino, del 1:fiedio e magari del lontano Oriente. Ora, nel quadro di questa visione, se l'annuale rassegna milanese può rappresentare - e abbia1no visto che non sempre se ne mostra consapevole I [70] Bibloteca Gino Bianco
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