Nord e Sud - anno III - n. 23 - ottobre 1956

negli ultimi anni, più grave, e avvertito con sofferenza dalla base; e che, nello stesso tempo, l'interesse all'unificazione del P.S.D.I. è più forte e, se si vuole, anche più sincero. La base del P.S.I. appare, invece, meno compatta nel concedere i propri favori all'unificazione. Lasciamo stare i particolari caratteri dell'adesione del P.S.I. al Convegno di Firenze e la guardinga presenza dei suoi inviati; si ha, nondimeno, ragione di credere che buona parte dei quadri socialisti siano oggi riluttanti a prendere posizioni d'autonomia e, comunque, legati spesso a filo doppio ai comunisti. Di solito si attribuisce al P.S.I. una maggiore solidità rispetto al P.S.D.I.; ed il mito d'un Morandi organizzatore del partito circola insistentemente negli ambienti borghesi. Ma, in verità accentrare i poteri e burocratizzare un partito, sull'esempio e sotto lo stimolo dell'azione comunista, non significa dare ad un movimento dirigenti e quadri efficienti. Si registrarono pure a Firenze prove del disinteresse con cui gli anziani seguono i dibattiti dei giovani, ed il salto culturale qualitativo che corre tra le generazioni del socialismo romantico e quelle che i moduli del socialismo di domani intendO!Ilo sotto,porre a revisione sulla scorta delle esperienze delle democrazie più moderne e, magari, degli insegnamenti della pol~tica comunista. Un intervento di Giugni, ad esempio, fu accolto con freddezza e, una volta tanto, nei riguardi dell'oratore vennero fatti valere i limiti di tempo stabiliti a priori dalla Presidenza del convegno: limite che era stato facile dimenticare nei confronti di altri oratori. Eppure Giugni sosteneva delle tesi serie, come quando osservò che il ritorno a Marx ed ai principi del '92 gli sembrava ridicolo, se inteso come principio di un'unificazione socialista impostata in termini moderni. Giugni intendeva intervenire a nome di un gruppo di giovani che hanno profondamente sofferto l'assenza del socialismo dalla politica italiana di questo dopoguerra. Egli parlò della necessità di vedere riuniti i socialisti in un unico sindacato, ma non per costrizione e neppure per isolamento delle forze operaie, bensi attraverso il tentativo progressivo di riunificazione sindacale che potrebbe trovare le sue premesse nell'atteggiamento d'indipendenza dai partiti ormai assunto da tutti i sindacati; Giugni mise pure in guardia i socialisti dai pericoli insiti in una speculazione politica a danno dei sindacati, prendendo ad esempio gli opportunismi comunisti in questo campo e il fallimento della politica passata della C.G.I.L. Questi concetti trovarono una scarsa eco nell'uditorio. La questione è che ancora, nell'assemblee socialiste, il massimo elogio che un oratore possa sentirsi fare è quello di aver parlato cc col cuore ». L'entusiasmo per l'unificazione inteso come un embrassons nous generale, occupò tutta la scena del convegno. Di questi presentimenti si rese interprete, sopra tutti, il poeta Noventa in un breve intervento della mattina. Commozione e sensazione d'un'epoca nuova per il socialismo improntarono la parola dell'artista, il qt1ale attraverso qualche concetto di unione nazionale che parve [59] Bi· loteca Gino Bianco

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