Nord e Sud - anno III - n. 23 - ottobre 1956

atteggiamento riformistico che il nuovo partito potrebbe assume.i:€ sarebbe facile rivolgere le accuse che ancora Piero Gobetti scagliava contr<? Turati, e che dal '47 ad oggi sono state rivolte all'azione talvolta debole dei socialdemocratici al Governo. D'altra parte non è su di un programma massimalista che l'azione socialista potrà svolgersi, se non si vorrà incorrere negli erro,ri del passato ed in critiche di ogni genere. Un argomento su cui unanime risultarono, invece, i pareri fu il problen1a del comportamento da assumere nei confronti delle masse comuniste: la base socialista non ha chiusure ideologiche da opporre al libero corso di scambi ideologici, politici e sindacali con gli aderenti al P.C.I. In questo senso, dialogico e sentimentale, si può può dire che il discorso della base riuscisse molto impegnativo, poichè tendeva a sci11dere l'azione della classe dirigente comunista e l'apparato organizzativo di quel partito dai suoi aderenti, nei quali si riconoscevano interessi comuni e possibilità di intese su vasta scala. Sull'unità sindacale la maggioranza concordò nel ritenere che dovesse essere frutto delle circostanze e dell'autonoma azione dei sindacati, i quali gradatamente stanno arrivando su posizioni comuni. Il concetto della indipendenza dei sindacati dai partiti politici, alla cui teorizzazione persino Togliatti ha voluto portare nel discorso di Pistoia della stessa domenica il proprio contributo, e la coscienza che un sindacato unico riesca strumento più idoneo alla difesa e all'evoluzione del fronte operaio: queste proposizioni hanno prevalso su ogni proposito di parte. Le discordanze, piuttosto, sorgevano dalla scelta della piattaforma sindacale su cui iniziare una manovra del genere, e sul modo in cui si potesse convogliare l'azione dei socialisti nei vari sindacati, senza minare alle basi l'unità del partito. I11fine, sui caratteri laici del partito unitario non si ebbero dubbi o esitazioni, ma nessuno parlò d'un laicismo fine a se. stesso, ed i radicalismi furono giudicati inutili, se non nocivi ad u11a politica che non può prescindere dalla presenza delle masse cattoliche nella vita nazionale. Il problema del dialogo con la D.C. fu posto senza pregiudizi e nella coscienza che ai democristiani si debba richiedere oggi .lo stesso rispetto per le altrui opinioni e confessioni che essi chied·ono per i loro postulati religiosi. Parlò pure la base: socialisti di ambedue le correnti, che nel nuovo clima di distensione politica si sentivano incoraggiati a rompere le parole d'ordine che per anni avevano frustrato il loro slancio e la loro libertà di espressione nei confronti dei socialisti dell'altra sponda; ed esponenti di quel socialis.mo, che i socialisti stessi definiscono brado e che è, più che .altro, il portato di sentimentalismi e posizioni personali. Si è avuta, dunque, dal convegno anche la sensazione di ciò che la base vuole e di quel ch'essa costituisce nelle sue linee strutturali ed ideologiche. Nel complesso, a Firenze, le reazioni più favorevoli all'unificazione risultarono di marca socialdemo• cratica, a conferma del fatto che l'isolamento dei socialdemocratici è stato, Bibloteca Gino Bianco [58]

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