Nord e Sud - anno III - n. 23 - ottobre 1956

opposizione? Bisogna, a nostro parere, guardare al di là dei nom~- di questo o di quell'espo1nente socialista, di Pertini o, di Lussu; bisogna anche prescindere dalle preoccupazioni che hanno ispirato i sindacalisti. Bisogna invece fermarsi sulle contraddizioni più profonde che sono venute maturando in campo socialista durante tutti questi anni. E innanzitutto sul paradosso per cui, ad una progressiva caratterizzazione in senso fro,ntista dell'apparato• del P.S.I., hanno ,co-rrispo,sto,fortune elettorali socialiste fondate su elementi del tutto diversi. Mentre, infatti, l'apparato si consolidava, sotto la spinta dell'azione morandiana, nella accettazione della leadership ideologica e politica del comunismo all'in~erno del movimento di sinistra italiano ed internazionale; l'elettorato italiano di sinistra, tanto del Sud che del Nord, accen-· nava ad uno spostamento delle sue preferenze dal P.C.I. al P.S.l.: il che era chiaramente in funzione di uno spontaneo rifiuto ad ogni impostazione massimalista della lotta politica e di una diffusa cc esigenza di tradurre in azione di governo il suo peso elettorale, uscendo dall'immobilismo ormai connesso alle posizioni frontiste e comuniste » (Nord e Sud, n. I 6, pag. I 45). E ancora: quello stesso apparato che faceva dell' cc unità d'azione » il suo principale se n·on unico articolo di fede, attingeva intanto•, nella p1 rova della pratica quoti 1diana di quella stessa unità, una certa fiducia nelle p,roprie capacità direttive; così come attingeva dai successi del Partito una certa spinta per sviluppare in coscienza autonomistica (e cioè in organica consapevolezza della funzione del P.S.l.) quel primitivo sentimento nazionalistico di partito che trovava il suo primo avvio nella pretesa avanzata, nei confronti dell'ala socialdemocratica scissionista, di rappresentare una incorrotta tradizione rivoluzionaria. E infine, nell'affiorante orientamento dell'elettorato di sinistra verso i'1 P.S.l., non rientrava i1nqualche misura l'ingenua convinzione di non compromettere così il proprio pregiudizio di formale estremismo? Non è facile prevedere in qual modo tutti questi elementi si rifletteranno sugli avvenimenti prossimi a riguardo dell'unificazione, se i quadri perverranno a una vera e propria, definitiva, coscienza autonomistica, altrettanto significativa di q11ella che nutre la tradizione socialista padana; e se l'elettorato di sinistra del Mezzogiorno confermerà gli spostamenti dal P.C.I. al P.S.I. accennati nelle cc regio,nali » siciliane del '55 e ·nelle « amministrative » del '56. Valgano tuttavia questi sommari accenni a dare un'idea delle opposte sollecitazioni e dei contrastanti sentimenti fra i quali si dibattono gli uomini del P.S.I., al di là della superficiale interpretazione in termini di servilismo nei riguardi del P.C.I., ma anche al di qua di una pienamente consapevole e definita vocazione democratica; al di là della ottusa lotta di frazioni o di personalismi, ma anche al di qua dell'acquisizione di indirizzi unitari, simili a quelli manifestatisi nel P.S.D.I .. A noi sia per ora consentito soltanto di aggiungere qualche breve considerazione a proposito dell'azione meridionalistica del futuro partito. unifi- [46] ' Bibloteca Gino Bianco

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