insieme, condizionandosi a vicenda, entrambe espressione di una situazione storica concreta. E la chiarificazione di questo, mercè una più approfondita considerazione storica del problema, non solo elimina ogni equivoco sulla natura della classe politica, ma consente, altresì, di avviare un processo di revisione della natura della stessa classe politica così come è stata finora prospettata. Poichè il nesso appena affermato tra classe politica e formola politica, e la rilevata natura di esso diversa da quella che p.oteva apparire prima, scoprono l'altro nesso tra minoranza dirigente e ceti subalterni, scoprono il circolo che corre sempre tra un popolo e i suoi uomini rappresentativi e dirigenti, che ne sono come la mente e volontà sintetiche. E ciò priva gli << eroi >> politici della loro misteriosa e infinita potenza, li umanizza e insieme toglie alla dottrina e alla realtà delle minoranze dirigenti ,ogni contenuto demiurgico, ogni sospetto aristocratico. Mi pare inoltre che solo muovendo da una dottrina della storia laica e moderna, si potr,anno evitare gli equivoci del cosiddetto « nuovo conservatorismo », evitare non solo e non tanto il sapore di filosofia della restaurazione che lo rende ai nostri occhi alquanto archeologico, ma il rischio ben più grave, che esso contiene, di porsi cioè come filosofia dell'immobilità, come astratta teorizzazione di un pezzo del p,assato, a cui si danno quei postumi onori che i conservatori del passato tributavano ad un'epoca ancor più remota. E, cosa ai miei occhi assai più importante, solo muovendo da una nuov.a dottrina della storia noi saremo in grado di fondare il concetto basilare di ogni filosofia politica, il concetto di libertà. Poichè solo un diverso approach alla storia ci consentirà di non cQnfondere la libertà con gli istituti storici in cui essa si è di volta in v.olta incarnata: la libertà ne ha bisogno per vivere, ma non si es,aurisce totalmente in nessuno.. Il liberismo della scuola di Manchester, per fare anche qui un solo esempio, è stato appunto uno di questi istituti storici, e non ho certo bisogno di mostrarne l'importanza. Pure, anche lasciando da parte l'esatta osservazione che quel regime liberista non s'è mai conosciuto allo stato puro in nessun momento della storia, cos'è stata la rivoluzione liberale di questi primi decenni del nostro secolo se non una rivoluzione anti-liberista? Gli eredi di coloro che avevano spezzato i ceppi dei privilegi delle corporazioni, delle chiese ufficiali e degli stati assolutistici, hanno scoperto che nuovi privilegi s'erano venuti creando, non meno ingiust~ e dannosi, meno evidenti forse, ma altrettanto oppressivi. Al castello, simbolo delle antiche [43] Bibloteca Gino Bianco
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