lismo >>:la sua riuscita e la sua durata provano perentoriamente la falsità dello schema di sviluppo marxista. Ma anche mettendo da parte cid, cos'altro è accaduto se non che anche qui il proletariato non ha suggellato la storia, che la società socialista non s'è attuata e che il miraggio è d'un tratto • scomJ)iarso.Il mito della rivoluzione comunista s'è urtato e s'è disfatto contro quella che alcuni chiamano la <<opacità » della storia, la resistenza che questa oppone alle idee che gli uomini pretendono imporle dall'esterno. Ed è necessario aggiungere che tale <<opacità» è, a nostro giudizio, l'infinita libertà di determinazione della storia. Si è detto prima che la lente della filos.ofia politica non era soltanto uno strumento di osservazione ma anche uno strumento di creazione storico-politica. È per questo che l'importanza della sua crisi soverchia tutte le altre difficoltà tra cui ci troviamo. N'.on sono affatto tentato di riverniciare la dottrina platonica del filosofo-re e meno ancora penso che il mondo va male perchè i filosofi hanno fatto fallimento! La verità è che, però, noi siamo in grado di valutare oggi ass,ai precisame11te quell'esigenza che Pla- . tone avvertiva ed esprimeva in forma quasi mitica. Il nesso di ideologia, di cultura e politica è un fatto storicamente accertabile e filosoficame11te dimostrato: noi sappiamo che un progesso storico ha numerose dimensioni e sappiamo altresì che queste sono legate tra loro in un vincolo dialettico, che è di continuo scambio e di reciproca sollecitazione. La storia non co.nsiste solo del gioco dei partiti, dello scontro dei ceti sociali e degli interessi, delle relazioni diplomatiche tra i diversi paesi, ma anche della ~ascita e crescita delle idee, delle religioni e dei miti: e immaginare che queste diverse cose diano luogo a diverse storie, ciascuna separata dalle altre, è avere un'idea fallace e semplicistica. Diversi potranno bensì essere i <<libri>>, per così dire, che si scrivono e diversi i problemi e gli interessi mentali per cui uno studioso s'accosta alla Riforma di Lutero piuttosto che all'idea imperiale di Carlo V o alla vita economica delle città anseatiche nella prima metà del '500: ma la storia è poi una sola, totale. E la politica· di Carlo \l non si comprende se non si tiene presente l'eredità ideologica borgognona; e la sua avversione ai riformatori non s'intende se non si pensa all'idea che egli aveva dell'impero, la quale gli faceva vedere nella Riforma una frattura del corpus christianuni, che il papa dirigeva spiritualmente e che lui Carlo governava; e così via. E i partiti politici non nascono d,al nulla e gli stessi conflitti d'interessi si definiscono in formule ideologiche che non sono [40] Bibloteca Gino Bianco
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