Nord e Sud - anno III - n. 23 - ottobre 1956

zionale e feroce. Era che lo stesso strumento con cui si cond~~evano le osservazioni, lo stesso microscopio pareva impazzito. A questa diagnosi si potrebbe obiettare che già le ipotesi evoluzioniste .avevano messo in crisi la fede nella democrazia come fine della storia e che in sostanza le opere nelle quali più coerentemente era stata svolta la ·critica della filosofia politica democratic,a erano appunto inspirate al credo positivistico. Ma se si guarda bene a quel grossolano pasticcio che è la .filosofia di Spencer, si vede che anche il teorico del positivismo finiv.a con l'ammettere al termine della lotta un equilibrio, almeno per quel che riguard~ le società: « l'evoluzione ha un limite insorpassabile», si legge nei Primi pincipii. E nelle società questo limite, che per gli individui è la morte, è esattamente il contrario della morte, è l'avvento di uno stato perfettamente stabile, armonioso e compatto: « l'evoluzione può terminare soltanto con l'instaurazione di una più grande perfezione e di una più completa felicità». Ciò spieg,a perchè il pensiero p.olitico democratico, o meglio perchè i democratici potessero accettare per la massima parte la filosofia positivistica senza rinunciare alla loro fede politica, e come, anzi, in quella filosofia così semplice ed evidente, che sembrava dar conto di tutto il faticos.o processo di formazione fisica e morale dell'umanità dal protozoo alla società, in qt1ella costruzione essi trovassero addirittura nuove prove della loro fede politica. Perfino le scienze naturali, ormai, con la serietà ed autorità loro proprie, si occupavano di dimostrare che l'avvento della democrazia era la nuova epifania del logos. E se si guarda, P.d esempio, alla parabola della fortuna delle ipotesi evoluzioniste nel pensiero americano, si vede che la c,arica aristocratica della dottrina è presente quasi soltanto nel conservatorismo di Sumner, nella critica da questi fatta dell'ottimismo settecentesco, delle idee umanitarie e democratiche. Per Sumner i principi evoluzionistici contraddicono quelli democratici, e la teoria della prevalenza del << più ad.atto>>, sia pure conformata all'ideale protestante, sollecita indubbiamente una revisione dell'ideologia americana dominante. Ma già in Lester Ward il contenuto conservatore è tutto consumato: la perentoria negazione del punto fondamentale del dogma monistico, della continuità cioè di progresso nella natura e progresso nella società, non porta ad una concezione superumana, ma invece induce a respingere il culto individualistico in nome della fede democratica. Sotto la spinta anche dei problemi concreti e della nuova ·esigenza riformistica che si fa strada nel [36] Bibloteca Gino Bianco

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