Nord e Sud - anno III - n. 23 - ottobre 1956

altri periodi di stanchezza e di abbattimento, che altre volte essa si è sentita prossima al crollo, e che, tuttavia, sempre è come risorta dalle prostrazioni e dalle catastrofi con rinvigorito sentimento morale e più profondo spirito creativo. Una tale osservazione potrebbe ampiamente convalidarsi .con l'esperienza storica, ed è assai giusta ed utile purchè non la si traduca in termini di decadentismo esistenzialistico e purchè non ci si dedichi al falso gioco dei precedenti storici. Quante volte non si è sentito parlare dei rapporti della vecchia Europa rispetto all'America (o alla Russia, a seconda dei gusti) come della Graecia capta innanzi al vigoroso vincitore romano? E quanti non hanno letto l'Autunno del Medioevo di Huizinga in chiave contempor,anea? E quanti ... Ma non giova continuare in questo elenco di paradossi che si vogliono intelligenti e che sono il segno di u110 stato d'animo, sono cioè un documento della crisi e non l'indicazione di una via per uscirne. Bensì val la pena di aggiungere che l'osservazione suggerita dall'esperienza storica resta valida se si evi~ano non solo le te11tazioni esistenzialistiche, ma anche l'altra tentazione di elevare l'osservazio11estessa a motivo ispiratore d'un atteggiamento neghittoso, d'una attesa passiva di quello che accadrà. La storia - chi scrive ne è profondamente persuaso - ha più fantasia degli individui: ma proprio perchè questa storia la costruiscono gli uomini, tutti gli uomini, facendo ciascuno ciò che deve fare. Noi siamo consapevoli, dunque, di vivere in un momento di crisi dei valori e delle istituzioni liberali; ma dobbiamo avere altresì la consapevolezza critica delle dimensioni effettive di essa. Non si tratta di stabilire il compito che spetta a noi, studiosi di storia e di politica, ma di approfondire la diagnosi oltre i segni esterni (squilibrio dei poteri, cattivo funzionamento delle istituzioni, smarrimento del comune degli uomini innanzi alle scelte di valori che sono proposte, fiacchezza del sentimento e del giudizio), di toccare le radici stesse. A me sembra che la crisi sia innanzi tutto nella coscienzìariflessa delle cose e delle ideologie politiche, nella filosofia politica. Questa si piega sulle cose, sulle idee, sugli uomini, per comprendere le une e gli altri, per intendere le cause riposte e il ritmo e le direzioni secondo cui le cose le idee e gli uomini fanno la loro strada. E' per essa il solo modo di esistere, il solo modo di controllare i princìpi su cui è fondata; ed è altresì il solo modo di ripensare, correggendoli ed innovandoli, i princìpi stessi. La malattia è anche, anzi innanzi tutto qui: non sono guaste [33] Bibloteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==