tempi; e semmai oggi sono rilevanti solo le proporzioni. Ma, altresì, proprio dei nostri tempi è anche il massimo sviluppo dato ai corpi specializzati che pesano non poco nella vita degli stati. Non so per gli Stati Uniti; rna per la Francia, ad esempio, l'autore di un libro rece11tee assai acuto ha potuto sostenere con vivacità di argomenti la tesi (non certo originale) che attraverso tutte le dinastie, le rivoluzioni e le catastrofi, dietro la cangiante facciata delle monarchie, degli imperi e delle repubbliche, i grandi corpi dello Stato si sono conservati immutati ed hanno, essi piuttosto cì1e i politici, governato la Francia, e continuano a governarla. La tesi ha certo del paradossale e va corretta e attenuata; ma ha una sua parte di verità, e con le correzioni ed attenuazioni vale anche per l'Italia. Questa esperienza ammonisce, appunto, a non lasciarsi troppo guid,arà dall'ardor dottrinario, e a vedere le cose nella lor.o realtà effettuale, a scoprire il gioco politico e la costruzione della politica di un paese nei suoi modi effettivi e non nelle sue apparenze. E se si prende un esempio di questa famosa poli-• tiCiaestera, che sarebbe ormai periclitante in regime democratico, se si prende a studiare il caso dell'atteggiamento franco-inglese innanzi a Hitler, è proprio vero che l'origine di tutti gli errori sia nel regime democratico, nei popoli francese ed inglese, che erano passionalmente pacifisti, cl1e detestavano anche solo l'idea del riarmo e che, per questo e per centomila pltre ragioni, erano incapaci di valutare la folgore che si stava addensando sulle loro teste ? O non piuttosto molti, troppi errori furono commessi proprio da quei tecnici della diplomazia segreta che a Londra ragionavano ostinatamente in termini di equilibrio continentale (e dunque la Germania era il contrappeso naturale della Fr,ancia) e a Parigi sognavano la restaurazione di una carta geografica seicentesca dell'Europa centrale? E altri errori non furono commessi dai ceti dirigenti francesi che pensavano ancora la politica europea secondo schemi ottocenteschi, in un mondo cli~ diventava ogni giorno di più quello delle grandi dimensioni? E altri ancora dai ceti dirigenti francesi ed inglesi, che non valutarono esattamente il fascismo come fenomeno europeo e pensarono di poter addomesticare Mussolini o Hitler e magari di giocar l'uno contro l'altro, se non addirittura entrambi contro Stalin? E finalmente cosa fecero queste classi dirigenti per avvertire le loro opinioni pubbliche dell'immanità del pericolo? Un'ultima osservazione merita di essere fatta a proposito di quel che si viene da più p,arti ripetendo sull'ideoiogia giacobina e sulla Rivoluzione [30] Bibloteca Gino Bianco
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