zare profondamente la futura vita della nazione, se esso portò al primo serio tentativo di democratizz,are la struttura della tassazione a~ericana, se riformò profondamente il sistema bancario, se ruppe finalmente in modo così clamoroso il riflesso isolazionista e portò gli Stati Uniti, _per la prima volta nella loro storia, ad aver peso decisivo nelle contr.oversie mondiali. E so altresì - e non è soltanto merp suggestione di accostamenti di date - che anche un italiano potrebbe indicare in questi anni stessi il suo paradiso perduto. Egli forse chiamerebbe la medesima età con un altro nome, la chiamerebbe l'età di Giolitti, anche qui dal nome dell'uomo che le diede la sua impronta. E verpmente il tornante del secolo era stato · per gli italiani il tornante della loro storia; poichè il decimonono s'era chiuso sulle stragi di Milano, sull'immagine della polizia che sparava sugli operai in sciopero, e il ventesimo s'apriva con una ven~ta possente di libertà. Le libertà di parola, di stampa, di riunione, di associazione, il riconoscimento delle organizzazioni economiche, la neutralità dello Stato nei conflitti tra capitale e lavoro, le riforme a vantaggio dei lavoratori: era l'immissione delle masse operaie nella dinamica della società italiana ed era l'allargamento dello Stato. E lo sviluppo dei commerci e del potenziale economico del paese, il nuovo impulso alla costruzione di un'industria nazionale, l'allargamento dei benefici dell'istruzione e la lotta contro l'analfabetismo. E poi ancora una nuova grande apertura, verso i cattolici questa volta, che dal 1870, d,all'ingresso a Roma dell'esercito italiano, erano restati come assenti, avevano scarsamente o affatto partecipato alla vita pubblica, quasi non riconoscendo lo Stato liberale e non riconoscendosi in esso. E poi la guerra di Libia, che ;ivrebbe dovuto ridare al paese, scosso dalle sconfitte africane del 1896, una rinnovata coscienza di sè e insieme farlo partecipare di quella febbre d'espansione coloniale che aveva preso tutte le nazioni d'Europa. E, finalmente, nel 1911, la riforma elettorale e il suffraggio universale. Ecco: la plenitudo temporum. Ed oggi, invece, la crisi: crisi delle realtà, delle vecchie strutture degli stati nazionali in Europa, ad esempio; e crisi degli ideali, dei valori liberali e democratici, della fede nei principi di una filosofia politi~a che sia insieme concezione etica del mondo. Pure non si può nascondere il sospetto che una considerazione così drammatica \ delle cose e del loro corso nello scorcio del secolo ventesimo, che divide [23] Bibloteca Gino Bianco \
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