Al prossimo congresso di Trento, la D.C. ancora una voltia, esaminando i risultati del 27 maggio, potrà compiacersi per il fatto di aver confermato di essere il maggior partito del Sud. Ma è più che du1 bbio che i dirigenti democristiani potranno egualmente compiacersi di un bilancio positivo nella re.alizzazione del programma di rinnovamento del partito nell'Italia meridionale secondo i generosi propositi disegnati or s,ono 2 anni 11elcongresso di Napoli .. Le vicende della battaglia elettorale amministrativa, con i frequenti episodi di secessione e con la proliferazione di liste democristiane dissidenti contrapposte a quelle ufficiali; più ancora le soluzioni date ai problemi delle <<giuntedifficili>>rivelano in quale misura i mali antichi e altri nuovi, di genesi recente, attendano ancora di essere affrontati. Abbiamo mostrato come sia stata assente, nell'atteggiamento assunto dalle locali dirigenze democristiane di fronte ai problemi degli schieramenti amministrativi, una prospettiva di ordine e di valore generale. A tale riguardo la direttiva rigid~mente centrista del Consiglio nazionale del partito, più volte ribadita dall'on. Fanfani, si è rivelata come uno schema opportunistico per rifiutarsi al gioco degli accordi di maggioranza con la destr.a o con la sinistra, quando si è pensato che il prezzo di questi accordi potesse essere troppo alto dal punto di vista degli interessi delle dirigenze locali..La chiara direttiva nazionale, insomma, ha finito col rinfrangersi in un prisma multicolore passando per il fuoco delle valutazioni locali. Solo così si spiega come ,all'apertura a sinistra, patrocinata a Salerno dall'on. Carmine De Martino, abbia potuto corrispondere a Bari l'apertura a destra, accettata dai giovani dirigenti <<iniziativisti>>della città pugliese. Ed è bene chiarire che questi nostri rilievi non si propongono affatto una postuma difesa dello schieramento centrista, bensì soltanto l'intento di additare nell'involuzione e nella disgregazione della D.C. meridionale un pericoloso fattore di deterioramento della situazione politica al Sud. Ridotto al comune denominatore della preoccupazione di assicurarsi in tutti i mod•i possibili una propria massiccia presenza in tutti gli organismi di varia natura nei quali si articola la vita pubblica, della preoccupazione cioè di insediare dovunque << dirigenti più democristiani invece di dirigenti più seri», l'atteggiamento vario e talvolta complicato della D.C.' si chiarisce come uno sforzo poderoso per accentrare intorno al partito di maggioranza la rete più indistricabile di influenze e di controlli. In questo gioco le vecchie forze politiche, che al congresso di N,apoli si erano opportuni- [19] Bibloteca Gino Bianco
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