Nord e Sud - anno III - n. 23 - ottobre 1956

difetti della nuova organizzazione politica e delle deficienze rivelate via via era al-- meno presente (si veda A. C. II, 11O, 446 per il sociologismo; 155, per i negativi riflessi della tradizione precedente; 159, per l'antisocialismo indiscriminato; ecc.), ma . qui essa - di fatto - scompare. Le con-- seguenze d'una simile interpretazione so-- no gravi; da un lato il D. R. non si accorge che alcuni elementi, innovatori all'interno del mondo cattolico, van poi criticati e valutati in una prospettiva più ampia, se si vuol fissarne l'importanza ri-- spetto allo stato liberale; e già questo at-- tenua di molto la portata delle << radicali » novità di Sturzo. Ma d'altro lato, soprattutto, accentuando senza riserve l'approvazione delle tesi del P. P ., il D. R. non può sfuggire alla svalutazione completa ·del processo risorgimentale, sia pur magari unicamente (ma è essenziale!. ..) per il modo in cui s'attuò e poi si sviluppò. Eppure a questo egli stesso - ed è uno dei suoi meriti - appare sempre nei suoi scritti relativamente restìo: si veda anche qui come, nel giudicare arbitrario il rifarsi del nazionalismo alla Destra stori- . ca, egli osservi che << il nazionalismo mentre accettava della politica della destra storica gli aspetti deteriori e più marca-- mente di classe, rifiutava proprio l'istanza ideale e quindi il significato più vero della 'rivoluzione' operata dalla destra storica in Italia; rifiutava, tra l'altro, quella sua apertura europea che faceva della politica della destra storica e delle sue idee, un movimento originale ed auto-- nomo del patrimonio del comune pensiero civile europeo » (p. 167). Ma questo secondo aspetto è accennato all'improvviso e non influisce per nulla sull'impostazione generale: tra una valutazione più libera .... e più aderente alla realtà storica del processo unitario e la tendenza a rinchiuderla nell'ambito d'un sistema rigido, il D. R. finisce con l'inclinare verso questa seconda alternativa. Le differenze scompaiono, come s'è visto, anche se un'ambiguità fondamentale tien dietro poi a tutti i suoi giudizi, con oscillazioni caratteristiche. Solo così del resto, con un richiamo al valore oggettivo del << sistema giolittiano », il D. R. può attribuirgli le colpe - obiettive pur esse - delle collusioni con il clerico-moderatismo; quando invece, nello svolgersi concreto degli avvenimenti, si verificò un puntuale distacco e poi una sorda opposizione fra Giolitti e i clerico-moderati, con il loro aperto propendere per Sonnino (e proprio il cap. IV del II vol. dell' A. C. porta il titolo significativo << L' antigiolittismo dei cattolici militanti» ...). Tutto il discorso del D. R. rischiava però in questo modo di perdere ogni coerenza e piuttosto si era portati a vedere in qual misura i cattolici stessi si inserissero nello stato liberale come un elemento di crisi; così il D. R. lo evita, come evita anche di valutare il P. P. nella sua effettiva azione politica, limitandosi all'apprezzamento d'una ideologia che fu poi, tra l'altro, così spesso contraddetta dalla pratica. Proprio questo risolver tutto nella sommaria definizione d'un preteso sistema borghese imperante in Italia, toglie poi al II cap. ogni legame con l'insieme del1' opera; l'analisi, ricca qua e là di spunti interessanti, dell'opposizione liberistica -- di sinistra e di destra - al sistema giolittiano, risulta avulsa dal resto. Con la sua impostazione il D. R. s'è tolto inI [124] Bibloteca Gino Bianco

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