Nord e Sud - anno III - n. 23 - ottobre 1956

mutare; ed egli può senza difficoltà far coincidere la ricerca sulla crisi dello stato liberale con l'analisi << dei limiti del sistema politico giolittiano che portarono alla dissoluzione del sistema stesso» (p. 7). La sostituzione è significativa: è poco e troppo al medesimo tempo. Da un lato risulta pur sempre arbitrario il ridurre il problema del disfacimento dello stato risorgimentale all'individuazione dei difetti di un sistema di governo e di un metodo politico, in fondo ben determinato come quello giolittiano. E d'altro lato, invece, il D. R. viene a caricare il << sistema giolittiano » di tali e tanti significati, etici culturali, e sociali, sì << da assorbire >> in esso ogni crisi successiva, ma perdendo di vista qualsiasi co11:cretezzapolitica e ogni precisa considerazione delle forze che allora operavano. E' naturale che nel libro poco, e anzi per nulla, si parli di eventi successivi al '14-'15: i fatti fondamentali deila guerra e del dopoguerra appaiono così esclusi proprio da una trattazione della crisi dello stato liberale in Italia ... . Il confronto tra Giolitti e il movimento cattolico (cap,. I), i liberisti di sinistra o di destra (cap. II), i socialisti (cap. III), i nazionalisti (cap. IV), così come si venne attuando nel primo quindicennio del secolo (ma restano nel libro disparità curiose per cui la storia dei cattolici è condotta fino all'affermarsi del Partito popolare e quella dei socialisti è bruscamente interrotta al 1904), contiene gli elementi essenziali del crollo successivo. Si d,elineano qui, secondo il D. R., alcuni limiti insuperabili, culturali ed economici, che spiegano a sufficienza l'inevitabilità della in cui si consuma << la borgh·esia sonniniana, accentratrice e gelosa dèlle proprie prerogative di gruppo dominante » (pp. 910), e di cui il D. R. giustamente richiama l'importanza per un'esatta qualificazione d·elle varie forze politiche italiane, si instaura lentamente la liberaldemocrazia. E, per un verso, il D. R. non è alieno dal riconoscere, sia pur in modo discutibile, i pregi legati al nuovo metodo di governo iniziato da Giolitti. N-ei rapporti con i cattolici, in particolare... << Allora si incrinò il guscio, l'involucro ideologico, paternalistico, autoritario ed esclusivistico, entro il quale, con espressioni diverse, ma con spirito analogo, la Destra e la Sinistra avevano sempre considerato le relazioni con la Chiesa e con il mondo cattolico » (p. 30). Sembra che, pur nella condanna sbrigativa di tutto il periodo precedente, si apra davvero un'epoca nuova... Le speranze però riescono subito deluse, chè nel fallimento dell'Opera dei Congressi, sciolta da Pio X (1904), e con la fine del movimento intransigente sia della destra nostalgica che della sinistra murriana, si profila il pericolo d'un' egemonia dei clerico-moderati su tutto il movimento cattolico. Eliminata ogni schietta preoccupazione religiosa, si tende piuttosto a subordinare ogni cosa a fini di conservazione sociale: dopo la repressione del '98, lo sciopero del 1904, per motivi diversi ma concorrenti, convince definitivamente il Meda e i suoi seguaci ad una netta rottura con ogni pretesa intransi- . gente. In questa collusione profonda della classe dirigente liberale con la parte più conformista dei cattolici, sta per il D. R. cr1s1. l'indice più sicuro dei viz1 del sisten1a. Fallito il tentativo reazionario del '98, La spiegazione più gen·erale di simili al- [122] BiblotecaGino Bianco

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