Nord e Sud - anno III - n. 23 - ottobre 1956

di fortuna personale, ingaggiavano una batt.aglia che era ad immediato beneficio dei primi ceti borghesi costituitisi in Sardegna. I diretti interessati restavano inerti, o indifferenti ed ostili (Bellieni, op. c. p. 83). Siamo al 1914: Deffenu fonda e dirige ,a Milano una rivista, « ·Sardegna», dove ribadisce la sua tesi antiprotezionistica e vede la necessità di una società éapitalistica come presupposto necessario per la riscossa del proletariato. << Noi diciamo - si legge in una sua pagina - che solo allora esisterà una coscienza sarda quando dal fermento dei problemi che agitano la coscienza contemporanea d'Italia balzerà la visione d'una Sardegna operante la sua rinascita non già in forza d'una elemosini era legislazione con- (lensata in provvedimenti sociali e di favore, ma per virtù di fattori operanti a beneficio della collettività nazionale e la cui capacità trasformatrice si manifesterà più per effetto dei mali ereditati dal passato (politica di libertà economica e di giustizia distributiva, decentramento amministrativo, , autonomia), che per virtù di una azione positiva di Stato, interventismo economico, protezionismo, socialismo di Stato, monopolio. Onde il modo migliore, cioè più degno, di essere regionalisti si è di intendere e d.i avvertire l'esistenza e le supreme esigenze di un problema nazionale della Sardegna ... ». Da appena sei mesi la rivista « Sardegna » aveva iniziato le sue pubblicazioni, quando scoppiò la guerra. Attilio Deffenu, interventista, dovette brigare per essere mandato al fronte. Inviato .finalmente alla Brigata Sassari, e incaricato della propaganda ~fra le truppe, in una relazione al Comando 152° Fanteria, scriveva fra l'altro: « I Sardi hanno, come la razza ebraica, come le plebi russe prima della crisi rivoluzionaria, la psicologia dei popoli che si ritengono, a ragione o a torto, vittime di una oppressione secolare, di una ingiustizia storica. Arde nella loro anirµa una sete smisurata di giustizia e cova quell'indistinto senso di rivolta di chi si sente il peso di una servitù da cui è incapace di redimersi. Il massimo rtsultato potrà ottenersi dal soldato sardo nello sforzo contro il nemico quando egli sarà animato dalla fede sicura che, movendo all'assalto contro lo straniero che calpesta il suolo della Patria, egli va incontro al migliore destino della sua isola e della sua gente ... ». Nel giugno, sul Piave, Attilio Deffenu cadde in battaglia. Moriva poco dopo in Sardegna (25 maggio 1918) un amico del Deffenu, Andrea Cambosu, nato a Orotelli (Nuoro) nel 1887. L'Avanti! il 26 [113] Bibloteca Gino Bianco

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