Nord e Sud - anno III - n. 23 - ottobre 1956

delle destre a una giunta formata dalla D.C. e d,al P.L.I. Ma, anche a Matera come a Bari, la soluzione formale del problema della giunta non p·uÒ far sottovalutare il grave passivo politico che ne è deriv,ato sul conto della democrazia cristiana e, di riflesso, su quello di tutta la democrazia meridionale. Non crediamo ci sia bisogno di ricordare l'imp.ortanza, nella Matera dei <<Sassi», in quella Matera che è stato un pò eletta a capitale morale della battaglia meridionalistica e particolarmente della riforma agraria, l'importanza, dicevamo, che avrebbe avuto in questa città l'inaugurare una linea politica che fosse di sganciamento anzichè di conferma della collab.orazione finor,a mantenuta dalla D.C. con le forze di destra. Sopratutto, poi, se si considera il peso che nella vita della D.C. locale sembrano aver avuto gli elementi giovani e più aperti alle esigenze del rinnovamento politico e dello sviluppo sociale. Sostanzialmente meno importante sembra invece l'appoggio dato a L'Aquila ad una giunta D.C.-P.S.D.I. dal rappresentante del P.M.P.: sopratutto perchè socialdemocratici, liberali e democristiani disponevano qui di 20 seggi su 40 e pertanto il voto del consigliere monarchico non può perciò stess.oessere considerato altrettanto compromettente di quelli di cui si è finora discorso a proposito di altre città. Anche qui, tuttavia, il rifiuto all'intesa col P.S.I. ha suonato più nel senso di una predeterminata volontà negativa che come risultato di un approfondito es1 ame della situazione locale; tanto più, se si consideri la fisionomia largamente autonomista prevalente .D.el P.S.I. locale. Così pure, difficilmente si presta ad essere qualifica,ta co1ne caso palese di apertura a destra l'elezion,e di una giul1ftadi centro nel comune di F.oggia, precedentemente amministrato da una maggioranza monarchico-fascista. Anche qui la distribuzione delle forze imponeva un accordo fra i vari gruppi: alla D.C. fu possibile di ot1tenere l'appoggio di un consigliere eletto indipendente nella lista del M.S.I.; il che provocava, al momento del voto, l'allontanamento dei consiglieri di quel partito e del P.N.M., per protesta contro il «tradimento»; e, di conseguenza, si aveva un nuovo rapporto di forza, che permettev,a ai candidati del centro di prevalere di lieve misura (16 voti contro 15) sull'estrema sinistra. Una soluzione .orientata a destra si è avuta anche al consiglio provinciale di Taranto, dove i democristiani, nell'assenza degli altri partiti di centro, non disponevano che di 11 voti su 30. Di 5 disponevano invece sia il P.S.I. sia, in complesso, le destre; i consiglieri comunisti erano 9. Il [9] Bibloteca Gino Bianco

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