che, come nel caso del Senatore Tupini n1ell'am,ministrazion•e capitolina, ponevano l'accento sull'anticomunismo e sull'antimarxismo, ma non ponevano uguale accento sull'antifascismo e sulla fedeltà alla Costituzione repubblicana. Obbiettivamente più difficile si presentava il caso di Bari, perchè una in... tesa fra D.C. e P.S.I. non sarebb,e forse riuscita a sbloccare la situazione ove non si fosse fatto ricorso a una compro,mettente astensione •comunista. Ecco, infatti, la ripartizione delle forze in quell'importante consiglio comunale: 16 D.C., 1 socialdemocratico, 1 liberale, 12 socialisti, 11 comunisti, 12 neofascisti, 4 monarchici nazionali e 3 po,polari. Comunque, inon poche gravi considerazioni avreb,bero dovuto trattenere la D.C. dal sollecitare ed accettare i voti della destra barese. Bari è, infa~ti, con Napoli e con Lecce, una delle più importanti fra le residue roccheforti monarchico-fasciste e monar- (:hico-fascista •era anche l'amministrazione uscente. Per di più, dopo la scissione monarchica del 2 giugno 1954, un.a buona metà dell'elettorato monarchico di Bari ha trasferito i suoi suffragi alle liste del 11.S.I., il quale è rappresentato a Bari da uno dei gerarchi fascisti di più infausta memoria per il Mezzogiorno, un campion,e esemplare del deteriore nazionalfascismo: il senatore. Araldo di Crollalanza. In· tale situazione, l'aver sollecitato l'appoggio delle destrie significa iÌnplicitamente rinuncia, da parte della D.C. ,ad ogni tentativo di riv.oluzionare in profondità i rapporti politici locali; ed è un'operazione che fornisce a sua volta un prezioso puntellamento alla pur vacillante posizione monarchico-fascista, tanto più in quanto essa è venuta a confermare la precedente « apertura a destra» operaita nel consiglio provinciale b,arese. Parimente difficile si presentava anche la formazione della giunta comunale di Matera una volta che, su 40 consiglieri, 14 erano della D.C., 14 erano comunisti, 4 del P.M.P., 2 rispettivamente gli eletti di «Comunità>>, i liberali, i socialisti e i monarchico-missini; nulla la r,appresentanza socialdemocratica. Fermi furono i democristiani nel voler impostare con i liberali e i comunitari una giunta di minoranza; fermi a loro v9lta i comunitari nel respingere tale impostazione e 11elrichiedere, mentre accettavano la collaborazione dei liberali, quella dei socialisti, non meno indi~pensabile per evitare i compromessi e gli equivoci che avrebbe altrimenti paralizzato e deteriorato la nuova amministrazione. Si giunse, infine, alLa seconda convocazione del consiglio, a sbloccare la situazione mediante l'adesione (8] Bibloteca Gino Bianco
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