perdita per tonnellata estratta era, dunque, di 5 mila lire, e il deficit complessivo si aggirava intorno ai 5 miliardi annui. Quale è la situazione odierna? Oggi la perdita per tonnellata estratta e venduta non supera le 2 mila lire; sicchè il deficit complessivo è sceso a 3 miliardi: deficit, che potrà essere ridotto e forse annullato, poichè niente indica che il miglioramento ottenuto sia il massimo possibile. Oggi si estrae poco più di un milione di tonnellate di carbone Sulcis e appena 300 mila ne vengono impiegate in Sardegna; più di 700 mila vengono spedite oltre Tirreno, ne'll'Italia meridionale e, soprattutto, in Sicilia. Il carbone Sulcis non trova invece alcun smercio sui mercati dell'Italia settentrionale. Esso può essere impiegato quasi escluiSivamente nelle centrali termoelettriche e nella fabbricazione di materiali da costruzione. Nella siderurgia, nel solo settore cioè che sia rimasto di esclusivo dominio del carbone, non trova impiego. Quanto ai prezzi, per favorirne lo smercio sui mercati peninsulari, si è stabilito un prezzo notevolmente inferiore a quello praticato per i consumatori sardi; incongruenza che non invoglia questi ad allargarne l'uso. Si fa, peraltro, un gran parlare di industrializzazione dell'Isola e intanto si prete11de di iniziarla e conseguirla co1 distruggere o far vivere di vita grama la zona industriale del Sulcis. Certo, occorre considerare il posto che il carbone Sulcis occupa in Europa. La C.E.C.A. ammucchia ogni anno 242 milioni di tonnellate ,di carbone: Carbonia ne produce appena I milione e 200 mila: il Sulcis cioè concorre alla produzione totale dei sei Paesi della Comunità Europea del Carbone e dell'Acciaio (Francia, Belgio, Germania, Lussemburgo, Olanda, Italia) per una quota pari allo 0,50 per cento. Pertanto, se le miniere del Sulcis venissero chiuse, l'econ·omia europea non ne soffrirebbe affatto. Ma si può dire altrettanto dell'economia sarda di oggi e, principalmente, di quella di domani? La fine di Carbo1 nia significherebbe per la Sardegna la rinuncia alla propria industrializzazione e alla rinascita. Carbonia è indispensabile alla Sardegna. Occorre espandere la produzione mineraria. Esperti vicini alla C.E.C.A. dànno per certo che l'azienda uscirebbe dall'attuale stato di crisi solo che la metà del carbone Sulcis venisse impiegato in Sardegna. È possibile creare le condizioni perchè il mercato assorba questa aliquota e, nel futuro, an·che una molto più alta. Occorre espandere la produzione mineraria. Ma espanderla secondo un programma coordinato con il piano più generale per la creazione di una industria sarda di base. Le modificazioni avvenute nel campo delle fonti energetiche nell'ultimo decennio, con l'espansione della produzione e dei consumi di petrolio e metano, e le recenti scoperte di giacimenti petroliferi in Sicilia e in altre regioni d'Italia, non spostano i termini sostanziali del [55] Bibloteca Gino Bianco
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