Nord e Sud - anno III - n. 18 - maggio 1956

al '19, con la venuta a Torino dei 4 mila pastori e con~adini sardi in missione speciale (leggi: mantenimento dell'ordine pubblico, perchè era incominciata la serie degli scioperi), la polemica e il reciproco boicottaggio si spinsero fino agli insulti caricaturali, nel definire senza testa gli << agnelli e i capretti >> meridionali (cioè i contadini e i pastori), e « conigli » i piemontesi. A leggere quelle cronache, si ha ·l'idea di come fosse provinciale l'Italia di allora, e quanto insani risultassero quegli odii. Oggi, fortuna~amente, quella contagiosa aria di sprezzo è sparita. E seb1 bene un germe ne sia rimasto, i piemontesi hanno l'accortezza di dissimularlo, guardando alle loro cose interne con un'altra e, forse, più giustificata e ragionevole ap- • prens1one. Essi dicono: l'immigrazione in blocco, è improduttiva. Non essendo più un periodo pionieristico il nostro, di aperture di nuove industrie e di sviluppo del commercio, l'immigrazione ristagna passiva, morta, non riuscendo la produzione 1attuale a trovare un equilibrio tra gli immigrati e la massa occupata. Oggi come oggi, dicono i piemontesi colti, la Fiat è l'unica fonte di reddito, e l'esistenza di un complesso industriale così vasto e importante per la città può costituire un pericolo, anzichè un progresso. Inoltre, contro l'immigrazione i piemontesi adducono altri due motivi: 1) non abbiamo più, come una volta, fonti di ricchezza tali da assorbire, o stornare, il costante flusso migratorio; ci l1anno portato via la Snia Viscosa, l'industria cinematografica, la Farmacia militare, l'Istituto Carte e Valori, la Nobel, assorbita dalla Montecatini; nè abbiamo una banc,a torinese di interesse nazionale; 2) il Piemonte, facendo l'unità d'Italia, è stata la regione italiana che più ci ha rimesso, perchè con la perdita della Savoia e di Niz~ ci hanno chiuso le porte del commercio oltr'Alpe; guardate invece la Lombardia: furbi quei milanesi! Ebbero il primo mercato coperto fin dai tempi di Maria Teresa d'Austria e si direbbe che R~ab, ottenendo la libertà del suo paese, abbia pensato anche a loro, i milanesi, i quali appunto attraverso l'Austria potranno incrementare il loro commercio; e se oggi rendono ,allo Stato italiano 367 miliardi, domani ne renderanno il doppio; mentre noi, che pure siamo al secondo posto dell'attività nazionale, non renderemo più di 60 10 70. Apertamente i torinesi dichiarano che i meridionali a Torino non rappresentano che una minoranza in confronto all'immigrazione che viene dalle altre provincie, incominciando dallo stesso Piemonte, poichè, dicono, [91] Bibloteca Gino Bianco

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