pure le situazioni di paesi europei che possano a ci6 servire: della Svizzerà e dell'Inghilterra, per contrasto; della Francia per analogia. Chè già in Francia, prima dell'Italia fascistica, la capitale era venuta meno alla sua missione (riducendosi a « fiera scandalosetta per turisti stranieri»): ma la mortificazione subìta da essa e il prevalere della provincia forse aveva contribuito ad attenuare la funzione mondiale di quel Paese; e forse lo spirito importato dalla provincia ( « la provincia del feroce e gretto egoismo implacabilmente ritratto dai Balzac, dai Flaubert, dai Maupas~ant e dagli Zola») aveva avuto « non poca parte nella catastrofe del 1940». Così sempre tr,aspare questa sollecita preoccupazione del meridionale Omodeo per la sua terra, pudicamente taciuta, e vigilata dalla cura del1' obiettività e delle ragioni generali di una considerazione politica più vasta. Di esempi, chi sappia intendere, può tr.ovarne, si può dire, in ogni pagina della rivista, almeno in un fuggevole inciso, o addirittura in un sottinteso giudizio. Non dunque <<meridionalista>>,Omodeo, nè cattedra di <<meridionalismo » la sua rivista. E tuttavia già questo inserimento dei problemi meridionali in un,a complessa visione europea, se non addirittura mondiale, dovrebbe bastare a render tributario dell'Acropoli il meridionalismo più moderno e più avveduto. Assumendo il Mezzogiorno non come metto unico, bensì solo come un elemento (ma di quanto peso!) accanto agli altri elementi del giudizio politico, Omodeo inaugurava sulla rivista napoletan.a il modo migliore di porre innanzi le ragioni del Sud e non il mito del Sud. E in ciò l'aiutavano quelle tra le molte, incomparabili sue doti di storico che egli poteva mettere a frutto nell'esercizio della critica· politica. Si tosservi per esempio con quanta sicurezza nelle p:igine citate la realtà delle Isole venga implicitamente inserita nella realtà meridionale. Si guardi soprattutto come l'abitudine della concretezza gli permetta di correggere di passata la schematica svalutazione dorsiana dello « Stato storico » con la dimostrazione che il centralismo borbonico (e quindi a maggior ragione quello dello Stato unitario) « rappresentò l'affrancamento delle campagne, un'istanza più alta... che sola poteva mettere a freno i tirannelli locali » (4 ). ( 4 ) È inutile ricordare, crediamo, l'ispirazione crociana di questo giudizio (cfr. del Croce la Storia del Regno di Napoli, Il edizione, p. 203 sgg.); giova piuttosto ~. notare in Omodeo una più sfumata valutazione complessiva, per cui, mentre si riconosce quella più alta istanza, pur si mostra quel tanto di ragione che avevano i « retrivi e borbottoni » di cui parla il Croce, ai quali sembrava << che niente fosse,..mut [81] Bibloteca Gino Bianco -
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